I discotecari di Bologna: "Covid, in Romagna se ne fregano"
I “furbi” della Romagna
«Mi sembra che quello che è successo in Romagna dipenda esclusivamente dalla responsabilità del gestore», sottolinea Giovetti. Basta fare osservare la capienza, «che è praticamente dimezzata nelle discoteche», evitare di «fare assembrare la gente, difficile, ma ce la puoi fare».Insomma «dipende dalla tua responsabilità», secondo il presidente del Silb. Da questo punto di vista «alcuni gestori in Romagna se ne sono un po’ fregati, è ovvio che se in una discoteca che ha una capienza da 3mila persone ne fai entrare 2.500 già non stai rispettando l’ordinanza». Poi i giovani «ovviamente stanno insieme, stanno assembrati, e magari non mettono neanche la mascherina, ma dipende molto da che impostazione dai al locale». Il modo per tenere la situazione sotto controllo, insomma, c’è.
Appello a Bonaccini
Per i gestori bolognesi, comunque, aprire il 19 giugno i locali all’aperto valeva la pena. «Anche se abbiamo fatto metà estate abbiamo salvato la nostra attività».Ora il timore dei gestori delle disco emiliane è di essere penalizzati dal comportamento di alcuni colleghi della riviera. L’obiettivo è infatti la riapertura dei locali al chiuso, auspicata per settembre ma ancora in bilico. «Facciamo appello a Bonaccini perché possa far riaprire anche i locali al chiuso, anche perché la stagione anche autunnale e invernale dura più di quella estiva».
E se non si riaprirà «rischiamo di tornare al problema che avevamo prima dell’estate», quando i locali del divertimento notturno erano tra le realtà economiche più penalizzate dal lunghissimo lockdown.
Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini «speriamo si ricordi anche di chi si è comportato bene», auspica a questo proposito Giovetti. Anche perché, fa notare ancora il presidente Silb, «a parte la situazione romagnola, Rimini e Riccione in particolare, non credo ci siano stati altri casi di mancato rispetto delle normative».
Parla Pasca
«Ci sono assembramenti ovunque e il problema sono le discoteche dove, tra le altre cose, in quelle all’aperto non si è registrato un caso? Se vogliono chiudere un settore ce lo dicessero subito. I contagi ora sono 300 al giorno, i morti 5 - 6, le terapia intensive svuotate e le discoteche devono restare chiuse. Di cosa stiamo parlando?». Così all’Adnkronos Maurizio Pasca, presidente nazionale del Silb.Un settore in crisi quello delle disco, che non sembra vedere la luce. «Per prima cosa - dichiara - vanno rispettate le regole e ci auguriamo che tutti lo facciamo. Ma qui il pericolo sembrano solo i locali, ma la realtà è ben diversa. Basti vedere gli assembramenti negli stabilimenti balneari, durante la movida nelle varie città, nei centri storici, nei centri commerciali. Nei ristoranti. Assembramenti che hanno portato all’innalzamento dei contagi e la colpa non è certo la nostra».
Il presidente del Silb si sofferma anche sul divertimento dei giovani. «A 16, 18, 20 anni dove si andranno a divertire? Organizzeranno serate improvvisate in messo alla strada, nei locali abusivi, ve lo dico io».