I cimeli di Ghezzi e Gagliardo al Bellaria Film Festival

Un festival che si riallaccia al passato per lanciare una fiocina verso il futuro non solo a parole ma nei fatti. La promessa della nuova direzione del Bellaria Film Festival si è fatta sostanza già nel primo giorno (giovedì 12 maggio) della 40ª edizione firmata dalla direttrice Daniela Persico. Nelle scelte dei film in programma – hanno aperto e chiuso la giornata due gemme di cinema come Piccolo corpo di Laura Samani e Alcarràs della spagnola Carla Simòn, Orso d’oro a Berlino –; nella festa inaugurale al Castello Benelli di Igea Marina con l’apertura dell’installazione ideata da Enrico Ghezzi (che sarà oggi e domani a Bellaria) e dedicata al festival del passato; ultimo e non ultimo nel pubblico, volti della generazione anni 80 in su, che indicano una direzione del target. E che alla festa organizzata al Castello Benelli – un evento nell’evento l’apertura al pubblico – si è subito riversato, dopo le “ghezziane” letture di Luigi Lo Cascio, negli spazi delle ex scuderie dove è ospitata l’installazione Una memoria di cinema (visitabile oggi e domani), piccolo viaggio tra cimeli, visioni, stra-visioni, del festival delle origini Anteprima per il cinema indipendente italiano. Tra gli ospiti, e molto emozionato, anche Luigi Gigi Barberini, il bellariese che il festival se lo inventò nel lontano 1983.

Installazione : immagini e suoni

Concepita ad hoc dal regista Alessandro Gagliardo ed Enrico Ghezzi l’installazione porta ad immergersi in una micro-costellazione fatta di immagini e suoni. Vecchi monitor con filmati in bianco e nero ma anche a colori, fotografie, cassette vhs, buste con le foto dei film con a pennarello la numerazione della catalogazione, qualche ritaglio di giornale. Un frammento di mondo tra gli anni Ottanta e Novanta, ricostruito attingendo dal materiale dell’archivio del festival di Bellaria e dall’archivio privato di Enrico Ghezzi. Era un mondo cinematografico ancora dominato dalla pellicola, ma dove sempre più si imponeva la sperimentazione video. «La preziosità dell’archivio di Bellaria – spiega Alessandro Gagliardo – è costituita dal fatto che si tratta di un unicum, da un lato perché il festival era impostato su una concezione di indipendenza, dall’altra perché c’era questa forte sperimentazione legata al video». Affondando le mani tra scaffali e scatoloni, i materiali che parlano hanno già cominciato ad affiorare: «Ho ritrovato un libretto intitolato Per un Archivio del cinema indipendente, segno che c’era già un progetto in questo senso». E infatti c’era, ma è sempre rimasto lettera morta. Tra le curiosità disseminate nell’installazione, le immagini recuperate di uno dei primi corti premiati con il Gabbiano d’argento (1986), Change di Maurizio Rubboli e Willilam Molducci, con una scena d’amore omosessuale tra due donne abbastanza ante litteram per l’epoca. Mentre dall’archivio personale di Enrico Ghezzi provengono filmati da varie notti di FuoriOrario e una inedita auto-intervista allo specchio che filmò dal bagno della camera d’hotel durante una edizione del festival bellariese. Oggi terza giornata con i film del Concorso Casa Rossa Re Granchio di Alessio De Righi e Matteo Zoppis e Atlantide del ravennate Yuri Ancarani. Info: www.bellariafilmfestival.org

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