I big inquinano il dibattito locale

La calata dei big, la discesa in campo del politico di peso nazionale. E’ la carta pesante che gli aspiranti sindaci si giocano a sostegno della propria candidatura solitamente verso la fine della campagna elettorale.
Questa volta è stato il centrodestra a fare la voce grossa, potendo schierare Matteo Salvini. Il pd ha risposto prima con il segretario Nicola Zingaretti e ieri con l’ex ministro Carlo Calenda. Diverso l’approccio alle piazze, diverso l’impatto mediatico dei personaggi in questione, diverso il “peso politico” attuale. E’ chiaro che il partito (e quindi la linea politica) nazionale di riferimento è importante, ma non dimentichiamoci che a Forlì, Cesena e Savignano domenica si vota per scegliere chi amministrerà la città per i prossimi anni.
Prendiamo il caso di Cesena, ma solo per fare un esempio, e per praticità consideriamo archiviata la fase che ha portato al voto del primo turno, domenica 26 maggio. Da allora ad oggi i due candidati si sono confrontati in vari faccia a faccia sui temi fondamentali per il futuro della città. Si è parlato di quartieri, scuole, ambiente, cultura, sicurezza, mafie, caporalato in agricoltura… I candidati hanno risposto alle domande delle associazioni di categoria sulle misure di sostegno alle imprese, alle sollecitazioni degli ambientalisti, hanno esposto i loro progetti per la rigenerazione urbana e tanto tanto altro. Tutto tra l’altro puntualmente riportato dalla tanto bistrattata stampa locale.


Domani è il giorno del silenzio elettorale (purtroppo ormai solo teoricamente), i candidati non avranno più possibilità di esporre i propri progetti per il futuro di Cesena. Quanti elettori andranno a ripercorrere tutte le tappe del lungo confronto elettorale e quanti invece andranno alle urne influenzati (pro o contro) solo dall’ultimo show di Salvini o dalla polemica sulla maglietta del Cesena? Personalmente se devo spruzzarmelo addosso non compro un profumo solo perchè me lo consiglia Cristiano Ronaldo, eppure l’azienda produttrice per invogliarmi a comprarlo spende grosse cifre proprio per farmi vedere l’immagine di Cristiano Ronaldo. Si chiama marketing. Ma io con qualsiasi profumo non sarò mai Cristiano Ronaldo, Rossi non è Salvini, Lattuca non è né Zingaretti né Calenda.
“E’ la campagna elettorale, bellezza” si potrebbe dire parafrasando la celebre frase cinematografica di Humphrey Bogart. E’ vero, può far vincere o perdere le elezioni, ma non credo sia l’indicazione migliore su a chi affidare la città per i prossimi anni.

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