I 160 anni dell'unità d'Italia nell'arte

Il 17 marzo 1861 la Camera dei deputati del Regno di Sardegna riconosce a Vittorio Emanuele II il titolo di re del Regno d’Italia. La data viene festeggiata dal 2012 quale “Giornata nazionale dell’unità, della costituzione, dell’inno e della bandiera”. Il re però non si fida dei romagnoli e nel 1860 cerca di comprare le loro terre da Pio IX il quale rifiuta decisamente. Vittorio Emanuele si trova costretto a ripiegare sulla proposta dell’odiato Cavour e organizzare un plebiscito nelle Romagne per dimostrare la volontà del popolo di annettersi al Piemonte. “Mangiapreti” convinti, i romagnoli, sebbene ferventi repubblicani da sempre, optano per l’annessione. L’operazione costa al re l’anatema che si aggiunge alla scomunica papale che già aveva. Denis Mack Smith nella biografia del monarca edita da Laterza nel 1975 ne racconta alcuni atteggiamenti, «piccole eccentricità», forse segni di un disturbo bipolare, che se «non venivano tenute a freno, potevano talvolta renderlo impopolare». «Durante una rapida visita a Rimini, nel 1861, abbandonò all’improvviso la cena pubblica alla quale partecipava, lasciando al suo seguito solo pochi minuti per arraffare e portar via quanti più cibi e bevande potevano; e così il successivo passaggio del treno reale per Ancona si trasformò in una memorabile sbronza collettiva». Nonostante la poca simpatia, molti artisti delle “Romagne” lo ritraggono per la comunità. Cosi è per il busto di Vittorio Emanuele II di Paolo Visani (Cotignola 1820 – Lugo di Romagna 1906) di scuola fiorentina, e di Enrico Pazzi (Ravenna 1818– Firenze 1899), uno dei più celebri scultori dell’800 italiano, autore, tra l’altro, del magnifico monumento a Dante Alighieri in piazza Santa Croce a Firenze, il quale nel bassorilievo che è alla base del monumento a Luigi Carlo Farini a Russi, mostra quest’ultimo mentre porge al re i risultati dei plebisciti di annessione al Regno d’Italia. Altri artisti affrontano il soggetto a partire da Antonio Berti (Faenza 1830-1912), direttore della Scuola d’arte e mestieri faentina, e Paolo Bacchetti (Forlimpopoli 1848-1886), ottimo pittore di scuola ravennate, ritrattista dei reali d’Italia e di illustri personaggi del Risorgimento. Come loro, Andrea Besteghi (Bologna 1817-1869) insegnante di disegno e figura all’Accademia di Ravenna, poi direttore dal 1864, apprezzato ritrattista legato al romanticismo storico, dipinge il curiale ritratto del re sabaudo conservato al Mar di Ravenna. Quinto Cenni (Imola 1845 – Carnate Brianza 1917), autore della raccolta completa di figurini militari nelle uniformi italiane e straniere, lo include in divisa tra i generali italiani 1859-60. Infine Giangiacomo Spadari (San Marino 1938 – Milano 1997), nel ciclo “Garibaldi e il compromesso storico” presentato alla Galleria Borgogna di Milano nel 1975, impagina il quadro “Incontro a Teano” con al centro lo storico appuntamento dipinto da Pietro Aldi nel 1886 nella sala del Palazzo Pubblico di Siena, contornato dai ritratti di Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti uniti nel famoso “proclama” del 28 marzo 1944, oggi più che mai di estrema attualità: «Sono le esigenze vitali e immediate del paese che noi dobbiamo difendere, e possiamo efficacemente difenderle solo allargando e cementando sempre di più l’unità di tutti coloro che sono disposti, qualunque sia la loro fede e la loro credenza politica, a battersi contro l’invasore. L’essenziale oggi è l’unità delle forze nazionali».

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