Vendita Ortazzo, parla il liquidatore di Parsitalia: “Il parco era stato informato”

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  • 19 novembre 2023

Roberto Mazzei, liquidatore del gruppo Parsitalia, a sua volta parte di Immobiliare Lido di Classe Srl, interviene nel dibattito sulla compravendita dell’Ortazzo. Mazzei è uno degli attori fondamentali della vicenda, in particolar modo per quanto riguarda gli aspetti relativi alla prima cessione a Cpi Real Estate Italia.

Mazzei, partiamo dalla fine: nei giorni scorsi il sindaco Michele De Pascale ha annunciato la volontà dell’Amministrazione di stanziare fondi per consentire all’Ente parco di acquisire le aree a maggiore tutela ambientale, affermando che la vendita sarebbe «avvenuta senza il rispetto dei diritti di prelazione del Parco». Cosa risponde?

«Quanto detto non è assolutamente vero. Abbiamo eseguito l’operazione nella massima regolarità e nell’ambito di un accordo più ampio sulla ristrutturazione di Parsitalia: il 19 ottobre 2022 l’Immobiliare Lido di Classe ha comunicato al Parco la possibilità di esercitare il suo diritto di prelazione, e il 9 novembre successivo l’Ente ha inviato in risposta un documento in cui prendeva atto della comunicazione ricevuta, aggiungendo che stava valutando la possibilità di esercitare il diritto. Il 6 febbraio 2023 il Parco ha inviato una seconda comunicazione in cui rinnovava l’interesse, dopo che era già spirato il termine di esercizio della prelazione, che dura 90 giorni».

A quel punto Immobiliare Lido di Classe e Cpi Real Estate cosa hanno deciso di fare?

«Hanno atteso ulteriormente, pensando che, vista la comunicazione del Parco, vi fosse da parte sua l’interesse ad agire per esercitare il diritto».

Cosa che però non è stata fatta.

«No, non si è più fatto sentire nessuno fino ad agosto di quest’anno, quando è scoppiata la bagarre sui timori degli ambientalisti in merito a eventuali operazioni edilizie. Ma che lì non sia possibile costruire è sempre stato chiaro a tutti».

Su un totale di circa 480 ettari di terreno, una novantina risulterebbe però edificabile, almeno sulla carta.

«La possibilità di costruire venne meno negli anni ’90 con i vincoli ambientali. Ma è stato il Comune a non aver mai modificato la destinazione urbanistica: non potendo svolgersi attività edilizia sull’area, riscuote l’Imu».

Quanto?

«Credo si tratti di una cifra intorno ai 30mila euro all’anno, ma non ne sono certo».

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Tornando alle compravendite: cosa è successo quando Cpi Real Estate e Gobbino, la nuova proprietà, hanno firmato il contratto preliminare a settembre per 1 milione e 60mila euro?

«Innanzitutto questa cessione è avvenuta ad un prezzo comunque inferiore a quello riportato nella perizia del Tribunale di Ravenna, in cui il valore ammonta a circa un milione e mezzo di euro. Io ho dato disponibilità a Ente parco e Comune di incontrarci per cercare di trovare una soluzione».

E il Comune?

«Ha risposto picche. Abbiamo parlato con l’avvocato nominato da Parco e Regione».

Ora De Pascale ha dichiarato che si intende procedere con una causa civile dando il via a un’azione di riscatto da parte del Parco, ma in merito alla prima cessione, quella andata in porto per 580mila euro. Ci si vede in tribunale?

«Il diritto di riscatto può essere esercitato solo qualora si dimostri che la prelazione non era stata notificata nei termini di legge, cosa sconfessata dalle carte perché ci sono anche le comunicazioni dell’Ente parco. E i notai intervenuti hanno sempre verificato gli atti. Credo che si cerchi di scaricare sul privato le negligenze del pubblico. Ma bisogna fare attenzione a intentare una causa, il pubblico corre diversi rischi».

Ad esempio?

«Bloccare la cessione da Cpi Real Estate a Gobbino, assumendosi la responsabilità di arrecare dei danni a entrambi i privati. Con l’effetto ulteriore che il terreno non potrà nemmeno andare al Parco. Non capisco l’atteggiamento degli enti: sediamoci a un tavolo per risolvere».

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