Stalking alla ex: condannato 28enne savignanese

«Non meriti di avere figli, mi viene di ucciderti se ripenso a tutto. Ti butto l’acido in faccia, ti taglio la gola. Ti do una coltellata alla pancia». Erano solo alcune delle frasi che urlava o scriveva alla ex fidanzata, colpevole solo di voler interrompere una relazione “tossica” che continuava a farle del male. Ma lui, un 28enne di Savignano, non aveva accettato la fine di quell’amore e aveva preso ad avere comportamenti ossessivi, violenti e persecutori. Un atteggiamento che l’ha portato a giudizio in un processo per stalking conclusosi con rito abbreviato con una condanna a un anno di reclusione. Le minacce e gli atteggiamenti compulsivi ossessivi come quelli messi in pratica dalla 28enne nei confronti della sua ex fidanzata, una donna di 32 anni originaria di Cattolica ma residente a Santarcangelo, non sono più considerati in maniera superficiali dalla legge. Quando nel 2023 era scattata la denuncia perché nonostante la fine della relazione il suo ex compagno continuava a seguirla, minacciarla e a tempestarla di telefonate, i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, avevano capito che si trattava di una questione seria. Il procedimento, incardinato come reato da “codice rosso” dalla Procura di Rimini ha portato a una condanna con la condizionale per il 28enne difeso dall’avvocato Fabrizio Briganti di Cesena, anche perché la donna, assistita dall’avvocato Gianluca Tencati, ha rinunciato alla costituzione di parte civile perché è stato raggiunto un accordo transattivo; inoltre con il rito abbreviato si ha diritto a uno sconto di un terzo della pena. Secondo la denuncia della donna che aveva avuto con il 28enne una relazione e circa 4 anni; dal 2022 in poi erano state continue minacce e vessazioni, la tempestava di messaggi e chiamate anche in orari notturni, impedendole così di utilizzare il suo telefono cellulare a causa del numero esorbitante di contatti. La minacciava dicendole che avrebbe picchiato qualsiasi uomo avesse intrattenuto una relazione con lei. In un’occasione, forse la più grave perché sfociata in una aggressione fisica vera e propria, l’uomo l’aveva sollevata da terra stringendola al collo sbattendola contro una parete e ferendola a morsi.