Raffiche di furti e tentati tali nel comparto calzaturiero sammaurese. A processo nell’aula del giudice Andrea Priore c’è una piccola parte del commando sospettato di aver imperversato per mesi nell’area calzaturiera del Rubicone. «Era un periodo incredibilmente difficile – ha spiegato in aula uno dei testimoni, un dirigente della “Sergio Rossi” –. A cadenza pluri mensile tutta la zona e tante aziende venivano prese di mira, tanto che era stato necessario anche sollevare l’allerta con riunioni specifiche davanti al Prefetto».
Il periodo è quello della primavera-estate del 2018. È stato ripercorso in Tribunale a Forlì nell’ambito di un procedimento che vede imputati due sospettati di aver fatto parte del gruppo d’azione che violava i calzaturifici del comparto moda locale.
Il fascicolo processuale contiene due nominativi: quello del moldavo T.C:, oggi 29enne residente nella zona di Lissone, e del suo connazionale S.Z:, che di anni ne ha 34. Tecnicamente però ora si sta procedendo (l’accusa è sostenuta dal pm Marina Tambini e l’imputato è difeso dall’avvocato Carlotta Boschi) soltanto contro il primo dei due uomini. Il secondo risulta infatti attualmente irreperibile sul territorio nazionale e con le leggi vigenti fin quando non sarà rintracciato per notificargli la sua posizione di imputato aperta in Romagna il suo carico d’accuse resterà in sospeso.
In una tarda nottata di inizio luglio una Yaris (risultata poi rubata nei pressi di Varese) fece irruzione con più persone a bordo alla “Sergio Rossi” e venne lanciata contro il portellone di un magazzino. In più persone, incappucciate, riprese dalle telecamere di sicurezza, scesero dall’abitacolo e in pochi secondi caricarono su un Fiat Doblò (anche quello rubato a Varese) 25 colli di scarpe confezionati e pronti per essere posti in vendita. Merce per un controvalore di mercato di circa 120mila euro. L’alba era già spuntata quando i carabinieri che stavano intervenendo per il furto intercettarono il Doblò su un cavalcavia a non molta distanza dal luogo del colpo. Le due persone a bordo si sospetta siano le due finite a processo. Di fatto scapparono via a piedi senza essere acciuffate e abbandonando il bottino.
«Ai dati delle due persone in questo procedimento – ha spiegato in aula uno dei carabinieri allora in forza alla compagnia di Cesenatico che eseguì le indagini – si arrivò grazie a guanti, lattine di bibite bevute ed altro materiale, abbandonati sia nella Yaris che nel furgone. I Ris di Parma estrassero il profilo genetico dei sospettati».
Nelle ore del furto alla “Sergio Rossi” da Savignano venne rubata una Opel Agila. Allontanatasi dal territorio tramite il casello A14 Rubicone. «Quella stessa auto, poi abbandonata e nella quale i Ris hanno eseguito ulteriori campionature positive, venne usata pochi giorni dopo, a metà luglio, per tentare una nuova spaccata alla “Baldinini”. Venne usata come ariete anche in quel caso. Ma gli autori del colpo entrarono in una parte di capannone dove non c’era nulla da rubare. Così lasciarono il veicolo sul posto e si allontanarono senza toccare nulla».
Terminata l’audizione di questi testimoni il processo è stato aggiornato alla fine di novembre. Quando, se lo vorrà, potrà comparire in aula l’imputato 29enne per rendere le proprie dichiarazioni sulle accuse che gli vengono mosse.