Rimini. Sicurezza, “bollino” ai minori nei locali
«Siamo bagnini non sceriffi»

«Un provvedimento surreale. Il nostro lavoro è fare i bagnini non gli sceriffi». «Gli imprenditori non possono sostituirsi alle forze dell’ordine». Arrivato come un fulmine a ciel sereno, bagnini e commercianti bocciano, senza se e senza ma, il decreto del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sulle “Linee guida per la prevenzione degli atti illegali e di situazioni di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno e nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici”. E attaccano: «A parte il fatto che nei nostri stabilimenti balneari gli impianti di videosorveglianza, l’illuminazione notturna e la security durante gli eventi in spiaggia sono operativi da anni - commenta Fabrizio Pagliarani, presidente di Confesercenti balneari -, quella che è veramente assurda è la richiesta di dover identificare i minorenni per evitare la somministrazione di bevande alcoliche. Ma i può? Vi sembra normale? Che dovremmo fare: piazzare un buttafuori all’ingresso del bagno col compito di chiedere i documenti a tutti i ragazzi che arrivano? Ma non scherziamo!».
Siamo nell’ambito delle disposizioni facoltative e non obbligatorie, precisa immediatamente il Ministero, eppure nonostante questo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto ha subìto allarmato gli operatori. «Il primo aspetto che ci preoccupa - commenta Gianni Indino, presidente provinciale Confcommercio - è il rischio che da un provvedimento su base volontaria si possa arrivare a responsabilità, costi e sanzioni reali per gli imprenditori del settore, su cui vengono spostate responsabilità di ordine pubblico che sono, invece, in capo alle forze dell’ordine. Il secondo, non meno grave, è il fatto che prima del varo del provvedimento non sia stata consultata Fipe-Confcommercio, prima associazione di rappresentanza del settore dei pubblici esercizi».
Aggiunge Pagliarani: «Non vorrei che, attraverso queste linee guida, la carenza d’organico delle forze dell’ordine venisse scaricata su noi imprenditori...con questa caccia ai minori». Stigmatizza, allora, Mauro Vanni, presidente di Confartigianato imprese demaniali: «Questo provvedimento non ci piace per niente. Tra l’altro la vendita di alcolici ai minori è già vietata. Ma dopo tutti gli obblighi che hanno introdotto, compreso quello del nuovo brevetto di salvataggio, davvero pensano di caricarci pure quello del “bollino” ai polsi dei minorenni? Ma di cosa stiamo parlando». Insomma, è un coro a nota unica quello che sale dalla Riviera con direzione Roma. «Per i tantissimi bar, ristoranti, pub, locali notturni e stabilimenti balneari del nostro territorio la preoccupazione è grande - rilancia Indino -. Un barista, un ristoratore, un gestore di qualsivoglia pubblico esercizio deve preoccuparsi di fare bene il proprio lavoro, in modo coscienzioso, in sicurezza e tranquillità e non con l’ansia di doversi sostituire a chi deve vigilare sull’ordine pubblico. Installare a proprio carico sistemi di videosorveglianza, fare rispettare il codice di comportamento ai clienti, riprendere le vie di accesso e le uscite di sicurezza del locale, assicurare l’identificazione dei minori o ancora segnalare ogni circostanza che possa determinare turbative o riflessi negativi per l’ordine e la sicurezza pubblica non sono prerogative di un imprenditore». E nel fare notare che sui gestori di discoteche e locali da ballo pesa già la spada di Damocle dell’articolo 100 del Tulps «che pone in capo alle imprese la responsabilità di fatti criminosi che avvengono anche fuori dai locali e che per questo subiscono pesanti sanzioni e chiusure», il presidente provinciale Confcommercio chiosa: «Chiediamo la convocazione di un tavolo di lavoro per chiarire modalità e ambiti di queste linee guida ed evitare che responsabilità non proprie dell’attività di pubblico esercizio ricadano sulle imprese».