Sanità, l’Emilia-Romagna blocca la prescrizione di 2.100 esami ai medici di base. Protesta lo Snami: «Caos e danno ai cittadini»


BOLOGNA.La Regione Emilia-Romagna «blocca la prescrizione di oltre 2.100 esami ai medici di medicina generale» e questo, avvisa lo Snami nel sollevare il caso, produce «caos e danno ai cittadini». Il sindacato dei medici esprime infatti una «forte preoccupazione» ma anche una protesta formale «per l’ennesima decisione unilaterale assunta dalla Regione: senza alcun preavviso né confronto sindacale, ha rimosso dalla prescrivibilità da parte dei medici di medicina generale oltre 2.100 prestazioni sanitarie, spostandole dal Catalogo ‘Sole’ generale al Catalogo dell’‘Alta specialità’». Si tratta di esami di laboratorio, diagnostici e specialistici anche di uso comune, per i quali i medici di medicina generale non potranno più utilizzare il ricettario dematerializzato, «essendo costretti – ancora una volta – a inviare il paziente dallo specialista solo per accedere a esami anche elementari, o a ricorrere a carta bianca, con tutti i disagi che ne conseguono. Immaginate il caos per i pazienti che provengono già da uno specialista, magari del privato convenzionato, che ha suggerito alcuni esami non potendoli prescrivere direttamente se non su ricetta bianca a pagamento, e che devono andare dal medico del servizio pubblico per la prescrizione. Ecco: con questo nuovo balzello regionale, il cittadino oggi andrà dal medico di famiglia che non potrà prescrivere l’esame suggerito e dovrà chiedere un’altra visita specialistica, sperando di trovare un posto entro il secolo in una struttura pubblica, perché un altro specialista possa prescrivere quello che un altro specialista aveva già suggerito», spiega Roberto Pieralli, segretario dello Snami dell’Emilia-Romagna.
Il sindacato dei medici dice di non capire che «fondamento normativo» abbia la scelta della Regione che peraltro «si aggiunge ai precedenti ‘tendini prescrittivi’ già imposti, creando un effetto cumulativo insostenibile». L’effetto è che si «limita l’autonomia clinica del medico, ledendo la libertà prescrittiva e il rapporto fiduciario con il paziente: il medico dovrà dire che non ha modo di aiutare il paziente». Ma c’è anche, continua Pieralli, il tema del «caos organizzativo»: i medici devono «demandare ogni indagine anche suggerita da colleghi privati convenzionati». Le strutture specialistiche poi, «già sotto pressione per carenza di organico e liste d’attesa, si sovraccaricheranno inutilmente». Tira le somme Pieralli: «Il risultato è una medicina territoriale umiliata, costretta a operare senza strumenti, mentre la burocrazia regionale invade sempre più pesantemente l’atto clinico e la libertà professionale del medico». Lo Snami chiede quindi la sospensione immediata del provvedimento e il ripristino della prescrivibilità, «la pubblicazione dei criteri tecnici e giuridici con cui è stata adottata questa scelta», la «garanzia che nessun nuovo blocco prescrittivo venga imposto».
La medicina generale «non è un passacarte né un mero filtro burocratico: questa decisione mina alla radice la nostra funzione professionale e clinica e mette in difficoltà migliaia di pazienti, specialmente i più fragili e anziani che si vedranno costretti a rimbalzi continui come palline nel flipper», conclude Pieralli.