Rimini. Picchia il figlio in hotel, il padre rischia 4 anni di carcere

Home

Picchia il figlio allora 13enne nella camera d’hotel dove alloggiano, poi si fiond giù per le scale per inseguirlo mentre il ragazzino impaurito cercava di fuggire dall’ira e dalle violenze del padre. Così un 37enne tunisino, ora in carcere per altri reati, è finito a giudizio con l’accusa di maltrattamenti e lesioni aggravate dalla minore età della vittima.

Ieri si è tenuta l’udienza davanti al collegio penale composto dalla giudice Adriana Cosenza e a latere dai giudici Elisa Giallombardo e Luca Gessaroli, durante la quale è stato sentito come testimone il portiere di notte dell’albergo (che avrebbe fornito dichiarazioni un po’ contraddittorie rispetto al primo interrogatorio). Al termine, la Procura ha chiesto per l’uomo una condanna a quattro anni di reclusione. Ovviamente di parere opposto la difesa, rappresentata dall’avvocata Ninfa Renzini, che ha richiesto per l’uomo una sentenza di assoluzione. In aula a palazzo di giustizia era presente anche il legale di parte civile Raffaele Prati che nel procedimento assiste la giovane vittima. Il processo è stato rinviato per repliche a fine novembre, poi è attesa la sentenza.

La vicenda

Il fatto risale al settembre 2023, ma non sarebbe stata la prima volta che il 37enne metteva le mani addosso al figlio. Secondo quanto emerso dalle indagini, quella sera nell’hotel si sarebbero sentite delle urla, poi il 13enne sarebbe sceso di corsa per le scale senza scarpe, con la maglia strappata e graffi e lividi sul viso, nel tentativo di fuggire dal padre. Non è chiaro però se sia uscito dall’albergo o si sia nascosto sotto al bancone della reception. Di sicuro, però, altre persone presenti nell’hotel hanno cercato di bloccare l’uomo per evitare che la situazione degenerasse, fino a quando il portiere di notte avrebbe chiamato la polizia.

L’arrivo con il barcone

I due erano arrivati a Rimini dall’estero ad agosto, ultima tappa di un lungo girovagare che, dopo lo sbarco clandestino con il barcone in Sicilia dalla Tunisia, li aveva portati prima a Venezia e poi in Austria. Ospiti in albergo e seguiti dai servizi sociali, mentre il padre usciva per andare al lavoro il 13enne rimaneva tutto il giorno da solo in camera ad ingannare il tempo in attesa del suo ritorno. Impensabile per lui cercare di uscire, visto che era privo di documenti e a Rimini non aveva né amici né conoscenti. Stando a quanto il giovane avrebbe dichiarato nel procedimento, le cose sarebbero peggiorate quando l’uomo avrebbe perso il lavoro, tornando ogni due o tre giorni in albergo ubriaco e fumando droga anche in sua presenza. Dalle urla sarebbe poi passato agli schiaffi, rimproverandolo per ogni cosa, anche la più innocente. Una volta addirittura perché, nonostante l’uomo fosse rimasto fuori inspiegabilmente per tutta la notte, al suo ritorno il figlio non aveva messo in carica il power bank. Versione poi smentita dal 37enne che avrebbe negato i maltrattamenti (ma non l’averlo messo a volte spalle al muro) e addirittura in parte dato la colpa al ragazzino disubbidiente per il suo comportamento.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui