Rimini. Piano spiaggia, via libera alla rinascita dell’ex delfinario

Spiaggia. Ma anche, e soprattutto, ex delfinario. Il 7 agosto 2025 resterà, nella storia del turismo balneare della Riviera, come una data da ricordare. Perché, con l’approvazione in Consiglio comunale del nuovo Piano dell’arenile, Rimini vedrà nascere una nuova offerta mare: moderna, green, in linea con un turismo sempre più internazionale. Tra strutture dal design evoluto: stabilimenti, dehor invernali, ristobar e piscine e, altre, rinate a nuova vita, come appunto l’ex delfinario davanti al lungomare Tintori, a due passi da piazzale Boscovich. Una struttura costruita sulla spiaggia e data in concessione dal Demanio, nel 2020, alla Fondazione Cetacea e al Club nautico Rimini, ma rimasta sempre chiusa per via delle norme del “vecchio” piano dell’arenile che non permettevano, al gestore, di effettuare interventi di manutenzione straordinaria: progetti di riqualificazione per intenderci, ma solo lavori di manutenzione ordinaria. «Esatto – conferma l’assessora all’Urbanistica, Valentina Ridolfi -. Tutto diverso dal nuovo piano spiaggia che, invece, disciplina le aree sulle quali intervenire e le modalità d’intervento con cui operare». Tradotto: via libera alla rinascita dell’ex delfinario. «Sono anni che, per una mera questione burocratica, dobbiamo tenere chiuso nel cassetto il progetto di riqualificazione dell’impianto - precisa il presidente di Fondazione Cetacea, Sauro Pari -. Come sono anni, per la precisione cinque, che dobbiamo pagare allo Stato la tassa di concessione, 3 mila euro l’anno, nonostante la struttura sia stata fatta chiudere all’indomani della riapertura». Il motivo è legato alla nota vicenda dei vecchi abusi edilizi che, già nel 2017, determinarono la chiusura dell’impianto. Abusi, poi, rimossi dalle due associazioni «che ci costarono 100mila euro, senza riuscire a venirne a capo», stigmatizza Pari.
L’obiettivo di Fondazione Cetacea e Club Nautico, organizzazioni senza scopo di lucro, è quello di trasformare l’ex delfinario in un centro per la cura e il recupero delle tartarughe. «Certo – puntualizza l’ambientalista -, è quello che ci ha spinto a prendere in gestione la struttura ed è quello che vogliamo fare. C’è, però, un aspetto che non possiamo sottovalutare e che dovremo definire con il Comune: la concessione scadrà nel 2026, il prossimo anno quindi. Per cui dobbiamo avere certezze sul futuro». Certezze che solo un rinnovo di concessione, magari di altri sei anni, potrebbe fungere da giusta garanzia per i gestori. «Vedremo – precisa Pari -. Intanto, tra vecchi abusi rimossi, acquisto di sei vasche per il ricovero tartarughe con affitto locale per il loro mantenimento, e spesa per la tassa di concessione, abbiamo tirato fuori 150 mila euro. Senza poter mai utilizzare l’impianto. Vedremo i nostri tecnici cosa ci diranno in proposito».
In ballo, tra l’altro, ci sono gli abusi rimasti ancora in piedi, che portarono alla chiusura dell’ex delfinario, nonostante l’abbattimento, da parte delle due associazioni, di altre irregolarità edilizie ereditate da gestioni passate. E cioè le torrette per la salita e discesa disabili che dovrebbero essere demolite e ricostruire ex novo. «Sì, c’è un problema legato ad alcuni abusi edilizi residuali, ma questo non c’entra col nuovo Piano dell’arenile – conclude l’assessora Ridolfi -. Il delfinario, inoltre, è classificato tra le opere non amovibili per il Piano spiaggia, ovviamente salvo eventuali sdemanializzazioni che ad oggi non sono in agenda. Comunque, il Piano non individua progetti architettonici, ma fissa le modalità di intervento con cui si potrà operare sull’arenile. Quindi, il tutto: tipo di intervento e opportunità collegate, andrà verificato una volta che sarà stato presentato il progetto».