Rimini. Pazienti violenti in Pronto soccorso, la direttrice Perin: «Minacce e insulti sono la normalità»

«Le aggressioni fisiche, anche se rare, in Pronto soccorso si sono sempre verificate: drogati, ubriachi, e si reagisce facendo squadra, andando soccorso al collega minacciato. Le aggressioni verbali, invece, piano piano si insinuano nella quotidianità. Ci si abitua talmente tanto che non ci si fa più nemmeno caso. Diventa quasi “normale” sentirsi dire “muoviti, sbrigati, ho poco tempo”, “non sai chi sono io”, che quasi non ce ne si accorge nemmeno. Ma questo abituarsi è pericoloso. E fa paura».
Tiziana Perin è la direttrice di Pronto soccorso e medicina d’urgenza dell’ospedale Infermi di Rimini. Lavora in Ausl Romagna da 27 anni e racconta scoraggiata di un clima di violenza, soprattutto verbale, che negli ultimi anni è diventato preponderante. «Noi siamo professionisti che lavorano a ciclo continuo, siamo dispiaciuti delle lunghe attese che a volte i pazienti devono affrontare, ma alla fine assolviamo ogni necessità di cura». «“Siamo qui per curarvi, per prenderci cura di voi” questo ripetiamo sempre alle persone che si rivolgono a noi, anche a quelle che lo fanno in malo modo. Questo - ribadisce la primaria - è il messaggio che vorremmo che passasse: siamo qui a lavorare per voi, e nessuno si dovrebbe permettere di offendere, men che meno di alzare le mani».
A Rimini così come in gran parte d’Italia, la problematica delle aggressioni e della violenza nei confronti del personale ospedaliero assume proporzioni sempre più preoccupanti. I casi dei pazienti che hanno picchiato intere equipe mediche dopo interventi non riusciti sono infatti la punta dell’iceberg di una “matassa” molto più grossa, che resta sotto la superficie. Allo stesso modo, se alle cronache locali salgono episodi come quello dell’esagitato che spacca tutto e imbratta le pareti di sangue, che è stato poi sedato perché il taser non è bastato, nella quotidianità sono molti di più gli episodi di “ordinaria” violenza.
La diagnosi su Google
«Recentemente - racconta Perin - una collega è stata insultata con una serie di epiteti sessisti irripetibili da un ragazzo che aveva fatto un incidente in moto ed era stato portato nel suo ambulatorio per la visita. Come prima cosa lui ha sottolineato di essere già stato visitato, e che non aveva niente e voleva andare a casa che aveva fretta, naturalmente dando del tu a tutti. Lei gli ha spiegato che era stato solo “valutato” al triage, che la visita era quella che stava facendo in quel momento, e a quel punto lui ha iniziato a urlare e a offenderla, fino a quando non è intervenuto un altro medico e il motociclista ha preso a urlare come un pazzo contro tutti i presenti».
Altri casi di “ordinaria” sopraffazione sono quelli che si verificano quando «arrivano pazienti che si sono fatti la diagnosi su Google, oppure che hanno parlato con Tizio o Caio, e sanno già loro che cosa devono fare, noi dobbiamo solo assecondare le loro richieste. In molti casi riusciamo a convincerli, in altri è più difficile e dobbiamo affrontare discussioni asfissianti, tanto che è molto più impegnativa la gestione del paziente che della malattia».
Le lunghe liste d’attesa per esami specialistici, inoltre, hanno fatto nascere un altro fenomeno. «Gente che viene in Pronto soccorso per fare Tac o esami di diagnostica che con la mutua dovrebbe fare tra mesi e che non vuole fare a pagamento. E’ per questo che ritengo che il Pronto soccorso ormai stia rispondendo a esigenze che non sono più la cura di un’emergenza. A volte si tratta anche di problematiche sociali, e spesso ci troviamo a sorbirci gli sfoghi delle persone, anche per problemi economici».
Alla domanda se i Cau, istituititi da poco, siano uno strumento utile per alleviare la pressione sul Ps, Perin replica senza esitare in modo affermativo: «Quest’estate, circa 60 - 70 persone al giorno ci sono andate, se non ci fosse stato, sarebbero venute tutte da noi, dove gli accessi sono in crescita costante, tanto che abbiamo quasi raggiunto i livelli pre Covid, fino a 400 ingressi quotidiani».
Presidi di sicurezza
Nonostante tutto, però, Perin chiarisce di non vivere tutti i giorni con la paura. «Stringiamo i denti, andiamo avanti. Non sono tutti così agitati per fortuna e inoltre è stato installato il vetro anti sfondamento al triage, abbiamo un numero di emergenza a collegamento diretto con la polizia e i carabinieri sempre attivo». A proposito, anche la direttrice del plesso Francesca Raggi ricorda come «la Questura abbia garantito un incremento della fascia oraria di copertura del Punto di Polizia ospedaliero, proprio all’interno del Pronto soccorso, e anche il servizio di vigilanza ospedaliero è massimamente allertato».