Rimini, dopo 57 anni ritrova l’automobile del padre: “La mitica Lancia Fulvia Hf romba ancora”

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Dopo 57 anni ritrova l’auto del padre. Non una macchina qualsiasi, va detto subito, ma una fiammante Lancia Fulvia HF 1300 Rally, di cui vennero costruiti solo 780 esemplari in alluminio. Con quel modello, molto apprezzato nel mondo della velocità, il pilota Sandro Munari vinse per la prima volta il Rally di Montecarlo negli anni Settanta. A raccontare una storia a lieto fine è il 68enne riminese Gianfranco Grossi, in pensione da circa un anno, dopo aver lavorato dal 1973 al 2011, assieme alla sorella, nella ditta nel commercio di auto nuove e usate che, fondata nel gennaio del 1973 dal padre Walter, ha cessato l’attività nel 2021. L’azienda di via Bagli 57 annoverava il servizio Alfa Romeo, l’officina ricambi e vendite ma anche l’assistenza delle macchine a noleggio a lungo termine e la linea di revisione.

Grossi, quand’è che la Fulvia è entrata nel vostro garage ma soprattutto nel suo cuore?

«Mio padre Walter (deceduto nel 2012, nda) comprò questa macchina nel 1967 per poi rivenderla due anni dopo. Da allora se n’erano perse le tracce. Un vero peccato perché è stata l’auto della mia fanciullezza e delle gite fuori porta con la famiglia».

Cos’ha sparigliato le carte?

«Una telefonata che mi ha raggiunto, emozionato e incredulo, cinque mesi fa. Mi chiama uno sconosciuto che dice: “Ho qui nel garage una macchina, il cui primo intestatario era suo padre, le interessa?”. Non me lo sono fatto ripetere due volte. Dall’ultima giornata in cui avevo visto la Fulvia erano passati 57 anni».

Dove si trovava questa superba “vecchia” signora?

«L’auto era in un garage di Cesenatico e era appartenuta a un uomo deceduto da qualche tempo. Il figlio non se ne faceva di nulla e così la Fulvia era ferma da quattro anni. Sono andato a prenderla con il carroattrezzi e l’ho portata presso un’officina per la revisione e il restauro conservativo. L’interno era ancora il suo, anche il libretto era in perfette condizioni come le chiavi d’epoca con tanto di duplicati. Non mancavano all’appello ruota di scorta e attrezzi originali, cric compreso. Pezzi a oggi introvabili. Poi è arrivato il gran giorno. Quando mi hanno avvertito che la Fulvia era pronta, ho deciso di visionare l’auto con mia madre, Edda Mordini. La nostra speranza era di ascoltare di nuovo il rombo del motore a noi tanto caro. Ma è subentrato un piccolo contrattempo...».

Ovvero?

«Il meccanico del garage ha fatto svariati tentativi di messa in moto ma non è riuscito a avviare la Fulvia. Così mia madre, che a 89 anni guida ancora, decide di mettersi al volante e appena gira la chiave la vettura si mette in moto, come se avesse riconosciuto la proprietaria di un tempo».

Ci racconta un episodio divertente?

«Mi torna in mente un aneddoto, datato 1967. Sullo sfondo il periodo in cui eravamo soliti recarci al Salone dell’auto di Torino. Mio padre ai tempi gestiva un negozio di ricambi per auto e forniva cuscinetti Riv e frizioni Sachs a gran parte dell’Italia. Quel giorno viaggiavamo sull’autostrada, alla volta della città sabauda, quando un’Alfa Romeo gt 1300 di color giallo, tenta di sorpassarci. Mio padre se ne esce con un “Ora vi faccio vedere come semino questi alfisti gasati”. Fatto sta che dopo 500 metri, il motore della Fulvia esplose e noi tornammo a casa in treno. Ma ci fu un seguito. Dal 1973 per mezzo secolo mio padre divenne concessionario Alfa Romeo a Rimini».

Che destino attende ora la Fulvia? Tornerà a mordere l’asfalto?

«La guidiamo spesso sia io che mia madre. Di donne come lei, riccionese doc, hanno perso lo stampo. Un esempio? Quattro anni fa eravamo a tavola e all’improvviso lei ci comunica: “Dopodomani vado in America”. E così è stato. Da sola ha preso i biglietti ed è volata oltreoceano a trovare un’amica che non vedeva da quarant’anni. La Fulvia, quindi, non resterà troppo a lungo in garage... Lo sa? A raccontare questa storia mi viene la pelle d’oca. Sicuramente dal cielo mio padre starà sorridendo».

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