Rimini. «Chiringuito fuori dalle regole, la mattina in spiaggia escrementi e vetri»

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«I chiringuito? Costituiscono un’emergenza igienico-sanitaria. Che qualcuno intervenga!». Continua ad accendere le polemiche la movida a due passi dal bagnasciuga. Ballare con i piedi nella sabbia e un bicchiere in mano avrebbe parecchie controindicazioni, in particolar modo l’indomani, «per ignari bagnanti con figli al seguito». Parola di Gianni Indino, presidente di Confcommercio – Silb (Sindacato italiano locali da ballo)/Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi).

Un mare di proteste

«Al mattino - va al punto il presidente - i bambini giocano su spiagge piene di escrementi, vomito e cocci di bottiglie dopo feste che hanno fatto scatenare 5mila persone». Odori nauseabondi, quelli che li accolgono, e acuiti «dalle temperature torride degli ultimi giorni». Rischi «inauditi» che fanno scendere Silb/Fipe sul piede di guerra. «Non si può parlare neanche di concorrenza sleale - commenta ancora Indino -. Va peggio: solo una struttura su 30 sta cercando di mettersi in regola e poche altre tentano di organizzare spettacoli a norma, ma il 95% del totale continua a svolgere iniziative illegali. In ballo, dunque, ci sono veri e propri reati - afferma - ma nessuno si fa carico di verificarli nonostante l’allarme lanciato a più riprese dal sottoscritto». Non lo convincono, dunque, «i controlli a macchia di leopardo che sanzionano con multe dai 300 ai 1.500 euro chi sgarra». Solo spiccioli, ribatte, di cui si infischia chi in una sola serata ne guadagna «fino a 60mila». A mancare, a suo avviso, sarebbe il gioco di squadra e «finché le amministrazioni non capiranno che i chiringuito sono un danno per l’intera economia e persino per il turismo nessuno uscirà dall’incubo». Quanto ai problemi, li snocciola con dovizia di dettagli: «Far cassa in barba alle regole, vendere alcol senza controlli nonché generare problemi di sicurezza, tra risse e accoltellamenti, oltre al nodo igienico sanitario».

«Due pesi e due misure»

Agli antipodi, sostiene, i locali da ballo che attirerebbero «più turisti e una clientela con buona disponibilità economica grazie a dj internazionali». Eppure, come rimarca Indino, la disparità di trattamento c’è e indigna. Chi rispetta tutte le regole investendo cifre importanti «si vede calpestato da locali che vivono in forma parassitaria e impediscono più aperture a settimana a chi riga dritto e fatica a rinnovare perché non incassa a sufficienza». Da qui la domanda amletica di Silb/Fipe: «A chi giova questa situazione? Perché, se è un reato mettere in campo attività illegali, nessuno interviene?». L’unica certezza è che i locali da ballo promettono battaglia. La prossima settimana Silb incontrerà a Roma il ministro agli Interni, Matteo Piantedosi «facendo notare che le sue circolari rimangono carta straccia sui tavoli di chi dovrebbe farle rispettare».

Nervi scoperti

Intanto la protesta monta dal colle dei pini, a Riccione, dove i residenti si stanno attrezzando contro le notti brave. Come? «Monitorando i decibel dei locali della zona e indagando le conseguenze a scapito della salute pubblica, decisi a procedere in punta di diritto». In particolare il portavoce del comitato dei residenti, Gianfranco Sanchi, parla di consolle che sparano musica «fino alle 5.30 del mattino come nell’ultimo weekend rendendo il sonno un miraggio e una fatica il lavoro». Lamentele, precisa, che non equivalgono a una crociata contro le disco. «Non vogliamo che chiudano i battenti, ma solo che rispettino le regole», dicendo «basta a risse, schiamazzi, degrado e sporcizia ma soprattutto stop, una volta per tutte, a decibel spaccatimpani e luci accecanti». Una protesta, quella del colle, che si mostra trasversale. «La situazione è stata difficile per gli studenti che preparavano la maturità e lo resta per gli universitari ma anche per gli anziani e per chi fa i turni», rincara Sanchi. Da qui la decisione che taglia la testa al toro. «Stiamo organizzando monitoraggi gestiti da esperti – spiega ancora il portavoce - per misurare l’inquinamento acustico ma soprattutto lo stato di salute di chi dopo notti in bianco deve mettersi al volante per raggiungere il lavoro».

«Seppellire l’ascia di guerra»

Ma Indino contesta le proteste che, a suo avviso, non reggono perché gli eventi si concentrano nel fine settimana «quando solo una minima parte dei cittadini lavora». Premesso questo, si adopererà per aprire il dialogo sapendo già «che le disco fanno quanto è in loro potere per limitare eventuali fastidi ai residenti» tant’è che il problema «è la gente che staziona fuori», non chi entra. Chiudere un locale che opera nel rispetto delle regole per gli schiamazzi esterni gli pare «assurdo» ma sarà sua premura far presente «le rimostranze ai gestori per affrontare assieme le problematiche e cercare la quadra - dice - per una pacifica convivenza».

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