Rimini. Anziano ferito con coltelli e padelle, il figlio rischia di andare a processo

Insulti di ogni tipo, maltrattamenti e botte all’anziano padre. E’ con queste accuse che un uomo di circa 50 anni residente nel Riminese rischia di andare a processo. Il 5 febbraio è fissata infatti l’udienza preliminare di fronte al gip Vinicio Cantarini, in cui verrà deciso l’eventuale rinvio a giudizio, come domandato dal pubblico ministero che ha coordinato le indagini, Luca Bertuzzi.
Le accuse parlano infatti di numerosi maltrattamenti nei confronti dell’anziano genitore, ultraottantenne, che sarebbe stato vittima di comportamenti denigratori e violenti, commessi tra gennaio e ottobre 2023.
Tuttavia, secondo la difesa, sostenuta dall’avvocato Fabio Mennino del foro di Rimini, la verità è tutt’altra: ogni accusa viene respinta, tanto che l’uomo si troverebbe da tempo in una casa protetta. Niente di quanto denunciato sarebbe insomma mai avvenuto.
Nello specifico, invece, secondo quanto emerso dalle indagini e dagli accertamenti svolti dai carabinieri, quando il figlio, convivente con i genitori, aveva eccessi d’ira scatenati in genere da futili motivi, capitava di frequente che offendesse il padre e lo minacciasse. Frasi come “non capisci niente” o “vai a dormire” sarebbero quindi state all’ordine del giorno, spingendo i familiari a intervenire in difesa dell’anziano. A preoccupare di più la famiglia, in realtà, sarebbero stati però gli episodi di concrete aggressioni fisiche. Più volte sarebbe infatti capitato che il figlio alzasse le mani sul genitore, colpendolo con un bastone o una padella. Percosse che lo avrebbero colpito in numerose parti del corpo, tra cui anche la testa o la schiena. Addirittura, sempre secondo le indagini, l’ultraottantenne sarebbe stato anche colpito e ferito dal figlio con un coltello. Lesioni superficiali, ma giudicate abbastanza gravi dai familiari per chiedere aiuto ai carabinieri, forse preoccupati che quei tagli potessero essere il preludio di aggressioni ben peggiori.
La Pubblica accusa ha rilevato infatti l’esistenza di aggravanti proprio per l’impiego di armi da parte del maltrattante.
L’intera ricostruzione, però, viene totalmente rigettata dalla difesa, secondo cui le accuse addossate al cinquantenne non hanno nulla a che vedere con i suoi comportamenti.
A febbraio, in sede di udienza preliminare, sarà il giudice a decidere a quale delle due opposte verità dare credito.