Rimini. Anfiteatro romano, la Soprintendenza: «Spostare il Ceis non migliora la tutela né assicura la valorizzazione»

E’ un pezzo di storia riminese. La più antica. Che risale addirittura ai romani. Ai tempi dell’imperatore Adriano che, nel secondo secolo dopo Cristo, lo fece costruire per ospitare gli spettacoli gladiatori e che insieme all’Arco e al ponte di Tiberio riporta la città ad un passato tutto “imperiale”. Parliamo dell’Anfiteatro romano, “nascosto” tra le strutture dell’asilo svizzero (Ceis) e via Roma. Che tutti vorrebbero rivedere “per intero”, ma che, stando ad un documento ufficiale della Soprintendenza archeologica e delle belle arti, datato 22 marzo 2017, di cui si è sempre tanto parlato ma del quale, solo oggi, ne disponiamo copia originale firmata dal sovrintendente Giorgio Cozzolino, emerge che «il monumento è stato integralmente scavato e tutti i dati relativi alla conformazione planimetrica, alla tecnica costruttiva, alla datazione sono stati recuperati». Non solo. Perché il sovrintendente, nelle quattro pagine del carteggio, precisa anche che «l’eliminazione delle costruzioni poste all’interno dell’area dell’anfiteatro (il riferimento è all’asilo svizzero Ceis, ndr) non corrisponderebbe di per sé al miglioramento della tutela del monumento e ancor meno potrebbe essere sufficiente ad assicurarne la valorizzazione». Fino alla considerazione finale che «un intervento di “liberazione” delle strutture a scopo di valorizzazione comporterebbe opere di sterro di notevole portata, che necessiterebbero comunque di una vigilanza archeologica, ma che permetterebbero un incremento dei dati archeologici che possiamo stimare come molto ridotto». Tradotto: possiamo scavare quanto vogliamo, ma di resti romani ne spunterebbero ben pochi.
Parola fine, dunque, alla querelle politica tra centrodestra e centrosinistra andata avanti per anni, con i primi a sollecitare la rimozione, con trasferimento, del complesso educativo e i secondi, invece, a frenare l’operazione ed a limitarla ad una valorizzazione dell’attuale? Eloquente, a rilanciare la propria posizione, l’intervento dell’assessora all’Urbanistica, Roberta Frisoni, durante uno degli ultimi consigli comunali estivi, in risposta ad un’interrogazione del capogruppo di Fratelli d’Italia, Gioenzo Renzi, sulla valorizzazione dell’anfiteatro e sulla presenza “incongrua”, proprio nei pressi, di due manufatti dell’azienda Start: «L’impegno, richiamato anche nel dossier di candidatura di Rimini a Capitale italiana della cultura (andata poi a L’Aquila, ndr), - ha detto Frisoni - è quello di procedere, in accordo con la Soprintendenza, a una riqualificazione che “pulisca” l’area, ne valorizzi gli elementi naturali, la doti di sistemi di videosorveglianza, creando così un contesto più adeguato per una sua fruizione da parte di riminesi e turisti».
E proprio la scorsa settimana, il sindaco Jamil Sadegholvaad aveva sottoposto la questione all’allora ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, durante la sua visita al Meeting, informandolo anche di voler procedere, come Comune, in accordo con la Soprintendenza, ad una campagna di sondaggi archeologici proprio nell’area dell’Anfiteatro. Pratica che ora, dopo le dimissioni di Sangiuliano, passerà al nuovo ministro Alessandro Giuli.