Ravenna, i giudici: «La paziente non è stata uccisa dalla Poggiali. Vanno assolti anche ex primario e caposala».

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Non solo non c’è prova «sufficiente ad attestare» che a Rosa Calderoni sia stato iniettato cloruro di potassio prima di morire durante il ricovero all’ospedale di Lugo. Ma ci sono «elementi che forniscono la prova positiva della mancata somministrazione» della sostanza killer. Fin qui tutto chiaro: la 75enne deceduta di Lugo l’8 aprile del 2014 non è stata uccisa e Daniela Poggiali, all’epoca infermiera all’Umberto I, non è una serial killer. E’ questo il fulcro delle motivazioni della sentenza che - divenuta definitiva l’assoluzione della 50enne di Giovecca, ex dipendente dell’azienda sanitaria - lo scorso ottobre ha chiuso il capitolo penale scagionando, “perché il fatto non sussiste”, Giuseppe Re e Cinzia Castellani, 74enne bolognese e 69enne di Fusignano all’epoca rispettivamente primario e caposala del reparto di Medicina generale, dov’era ricoverata la vittima. Dovevano rispondere di omicidio volontario con dolo eventuale, per non avere vigilato sull’operato della sottoposta, pur consapevoli - secondo l’accusa - che rappresentasse un pericolo per la vita dei pazienti.

L’articolo integrale sul Corriere Romagna, in edicola

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