Raduni clandestini in scooter: ascoltato l’adolescente ferito nell’impatto a Longiano che ha ucciso il 16enne di Cesenatico

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  • 24 luglio 2025

Ancora le indagini non sono finite e non è stato dunque possibile per la magistratura (pm Emanuele Daddi) rilasciare il nullaosta alle esequie di Manuel Budini, il 16enne morto per le devastanti lesioni craniche riportate nell’incidente durante il raduno clandestino nella zona artigianale di Ponte Ospedaletto.

Ieri i genitori del 16enne hanno ricevuto le condoglianze ed i sentimenti di vicinanza di tutta Cesenatico direttamente dal sindaco Matteo Gozzoli. Il tutto mentre all’obitorio del Bufalini veniva eseguita l’ispezione cadaverica sulla salma dell’adolescente morto. I riscontri clinici che il patologo darà alla magistratura saranno decisivi per sapere se occorrerà o meno anche l’esecuzione di una autopsia.

Nel pomeriggio i carabinieri di Longiano che si occupano della ricostruzione dell’accaduto, hanno potuto raccogliere il racconto dell’incidente dell’alto giovanissimo (15 anni) ferito gravemente nell’impatto tra i due scooter e la Bmw X1 avvenuto alle 23:30 circa di sabato in via Berchet all’angolo con via Guido Rossa. Quanto ha detto verrà incrociato con la deposizione resa dall’automobilista (giovane longianese indagato per omicidio colposo), dagli altri minori presenti all’impatto killer ed alle eventuali dinamiche che nel frattempo verranno chiarite scadagliando il web ed i social network dei minorenni tanto quanto le immagini delle telecamere di sicurezza delle aziende della zona.

A Cesenatico, in piazza Costa, ieri è apparso un grande striscione di saluto a Manuel. Un luogo quello all’angolo con viale Carducci ed a ridosso del grattacielo, nel quale gli adolescenti con cui girava in gruppo il 16enne morto sono soliti ritrovarsi.

Pericoli e necessità

«L’incidente di Longiano non è una fatalità - afferma Michele Fratellanza, segretario Sindacato italiano appartenenti Polizia (Siap) ed ex presidente del quartiere di Budrio-Badia di Longiano - Non è un fulmine a ciel sereno per chi, come me, ha passato anni sul territorio, ascoltando bisogni troppo spesso rimasti inascoltati. Non puntiamo il dito contro quei ragazzi: la loro corsa sull’asfalto è solo l’atto finale di un dramma che inizia quando una comunità perde gli strumenti per parlare ai suoi giovani. Quando i cancelli si chiudono, la strada diventa teatro. Ho visto campetti da calcio, un tempo patrimonio di tutti, diventare di fatto proprietà di pochi. Circoli storici ridotti a servire un caffè agli anziani, sale polivalenti rimaste miraggi nei bilanci. Non è colpa di qualcuno in particolare, ma di scelte. Il vuoto che i giovani riempiono comunque. Se una comunità non offre spazi di costruzione, i giovani creano i propri riti di appartenenza. Il rombo dei motorini e la sfida all’asfalto non solo incoscienza, ma un disperato bisogno di esistere, di sentirsi parte di qualcosa. Tragicamente, quel “qualcosa” diventa pericoloso». «Propongo un patto per la comunità con tre proposte concrete – afferma Fratellanza - “Campi aperti” e convenzioni con le società sportive per garantire 2-3 ore pomeridiane di accesso libero ai campi. “Spazio giovani autogestito”: un locale comunale affidato ai ragazzi di 16-25 anni. “Consiglio comunale Giovani” con budget dedicato. L’incidente è una ferita per tutti, ma può diventare l’occasione per cambiare».

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