“Premeditò di strangolarla”: in arrivo due perizie per le accuse di tentato omicidio a Sarsina

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  • 21 giugno 2025

Una doppia perizia da discutere in aula d’Appello. Per capire se l’ex compagno di una sarsinate, già condannato per averla violentata, debba essere anche condannato per aver cercato di ucciderla strangolandola con una corda.

L’uomo, 70enne, è arrivato davanti alla Seconda Sezione della Corte d’Appello di Bologna già gravato da una condanna a 6 anni e 6 mesi inflitti dal Tribunale collegiale di Forlì in primo grado, per violenza sessuale e lesioni aggravate dai futili motivi.

Da anni legato in maniera stabile a una sarsinate, la Procura generale chiede ora alla Corte d’Appello il rinnovo dell’imputazione e di tornare ad una ipotesi di tentato omicidio che anche il sostituto procuratore Sara Posa, all’epoca del primo grado a Forlì, sosteneva, con una pena dunque ipoteticamente molto più severa in caso di condanna.

L’aggressione e l’arresto

I fatti risalgono all’agosto del 2021. Una donna aveva interrotto il rapporto col suo storico compagno col quale non conviveva più. L’uomo (di cui non si possono esplicitare i dati sensibili per non rivelare automaticamente anche chi sia la sua vittima) fece irruzione in casa della donna con intenti ben precisi. Ossia di non accettare un altro “no” come risposta. La donna venne violentata. Almeno stando a quanto lei stessa aveva subito denunciato ai carabinieri facendo scattare le ricerche e l’arresto del 70enne.

Nuove accuse e perizia

Oltre alla violenza sessuale, per la Procura generale che sostiene le imputazioni la donna aveva rischiato anche di perdere la vita. Per ottenere “ciò che voleva ad ogni costo” l’ex compagno l’aveva stretta forte al collo con un laccio. Rischiando di soffocarla e ucciderla.

Si trattava “solo” di lesioni aggravate per l’accusa che lo hanno portato alla condanna a 6 anni e mezzo in primo grado. Un tentato omicidio, oltretutto premeditato, invece, per la Procura generale, che a distanza di 4 anni da quei fatti chiede ora ai giudici di poter eseguire una perizia medico legale sulle lesioni riportate dalla vittima.

Le ecchimosi al collo della donna furono fotografate in Pronto soccorso e allegate agli atti. Così come venne all’epoca sequestrato il laccio col quale si disse che la donna venne stretta al collo. Una dinamica che la vittima non ricorda nei dettagli, perché durante le violenze subite perse i sensi. L’Appello ha incaricato ora il patologo forense Sabino Pelosi di esaminare corda e immagini fotografiche dell’epoca. Comparandole in maniera da poter decidere se quei segni siano compatibili con un tentativo volontario e premeditato di uccidere. Anche la difesa del 70enne (avvocato Marco Baldacci) ha incaricato della stessa perizia con i medesimi quesiti il patologo Matteo Tudini.

I risultati degli esami svolti su fotografie e corda sequestrata diventeranno il sale della prossima udienza prevista nel mese di ottobre.

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