C’era un’altra persona ad attendere con un’auto rossa nel parcheggio del convento Cristina Golinucci il giorno in cui è scomparsa? Una persona che si aggiunge alla tante che nel tempo si è ipotizzato potessero averla avvicinata o vista? Perché nessuno in 32 anni di ricerche non ha ascoltato quella che potrebbe essere una testimonianza importantissima? Come quella (in tutti i casi di scomparsa o di femminicidio) di un ex fidanzato della vittima?
Sono domande chiave insite in un nuovo esposto presentato in queste ore alla Procura della Repubblica di Forlì ed indirizzato (per attuale competenza) al pm Laura Brunelli. Una decina di pagine di ricostruzione meticolosa degli eventi avvenuti prima della comparsa della 21enne di Ronta che il regista teatrale, scrittore ed autore cesenate Giacomo Garaffoni, ha protocollato in queste ore tramite il suo avvocato Ilaria Abbondanza.
La persona che non è mai stata chiamata a dare un proprio contributo conoscitivo alle ricerche di Cristina non è il suo fidanzato di allora, Augusto Lucchi, che non si è mai sottratto alle richieste di investigatori ed inquirenti; ma si tratta di un altro cesenate, oggi ultra cinquantenne residente alle Vigne, che era stato sentimentalmente vicino a Cristina prima di Lucchi e che è stato molto presente nella vita di Cristina fino ai giorni della sua scomparsa.
«Ho lavorato a lungo sugli atti del caso Golinucci - spiega Giacomo Garaffoni - per mettere in scena “Voglio soltanto le ossa” lo spettacolo andato anche sul palco del Bonci sulla vicenda di Cristina e sulla richiesta da sempre fatta da sua madre Marisa: riavere, se non la verità su quanto le sia successo, almeno i resti della figlia su cui poter piangere. L’esposto protocollato nasce da un riesame minuzioso di tutte le carte che hanno caratterizzato il caso Golinucci fino a prima di quest’ultima indagine. Mi serviva sapere tutto perché con lo stesso titolo dell’opera teatrale presto concluderò ed in futuro verrà stampato un nuovo romanzo che sto per terminare: romanzo che naturalmente poggia sulla storia della vita e della scomparsa di Cristina Golinucci».
La folgorazione, gli studi e la necessità di esporre agli investigatori, per Garaffoni hanno preso vita quasi per caso. «Si parlava in modo ricorrente negli atti della presenza nel parcheggio di una vettura di colore rosso. Cosa emersa anche in quest’ultima inchiesta al pari del ruolo avuto e presunto nella vicenda di padre Renato. In quei giorni il faldone con tutti gli atti mi era scivolato a terra e in evidenza sul pavimento di fogli alla rinfusa è emersa una foto contenuta agli atti. Una immagine con una vettura rossa ed il suo proprietario: un allora giovane ragazzo cesenate che sul retro aveva scritto a Cristina la parola “Immagina” seguita da punti esclamativi. Una foto che era tra le cose contenute nel diario di Cristina Golinucci».