Maxi furto alla Amadori: reato estinto e niente processo

Due dei tre indagati hanno risarcito preventivamente il danno. Così per il furto di pallet dalla Amadori (anche per lo storico dipendente dell’azienda che ha sempre professato la sua innocenza) il giudice ha sancito l’estinzione del reato e che non debba essere celebrato alcun processo. Si è chiusa così ieri nell’aula del giudice Andrea Priore (pm Marina Tambini) il procedimento a carico di tre persone: un 50enne storico dipendente dell’azienda (poi licenziato in seguito alle indagini sulla vicenda), un autotrasportatore e il responsabile di una ditta esterna i quali, secondo i legali della Gesco (tutelata dall’avvocato Giuseppe Ferrante), avevano collaborato per far sparire nel nulla centinaia di bancali.
Le difese - l’avvocato Giacomo Stirone per l’autotrasportatore e la ditta bolognese di trasporti, e l’avvocato Alessandro Sintucci per l’operaio cesenate licenziato - dopo aver incassato la correttezza della costituzione di parte civile dell’Amadori (chi aveva firmato la denuncia all’epoca non ricopre più ruoli apicali in Gesco) hanno chiesto che a fronte dell’accettazione di 45mila euro già versati ad Amadori come rifusione del danno, il procedimento per furto venisse dichiarato estinto. Si tratta di una possibilità giuridica prevista dalla riforma Cartabia che prevede, a fronte di un danno “azzerato” per la vittima, la non necessità di prorogare procedimenti penali di questo tipo.
Azienda ed autotrasportatore emiliano hanno pagato quella cifra prima dell’udienza di ieri. Anche se la Procura aveva chiesto di proseguire nel procedimento e la parte civile ha lamentato ulteriori danni patiti (come i costi dell’assunzione di un investigatore privato per fare emergere come avvenissero i furti) il giudice ha ritenuto sufficiente il danno refuso. Concludendo di fatto il procedimento con l’estinzione del reato.