Faenza, overdose dopo il festino a base di droga. Assolto il padrone di casa seguito dal Sert

Una boccetta di metadone. La dose di una settimana, scolata in una nottata, terminata con il ricovero in ospedale. Le conseguenze di quell’assunzione le pagherà per tutta la vita una donna di 58 anni. Il processo invece per le lesioni definite dalla Procura «insanabili» da lei riportate, si è concluso ieri con l’assoluzione dell’amico 45enne di Brisighella, che secondo l’accusa le aveva spacciato lo stupefacente.
Il festino e l’overdose
I fatti risalgono al 3 marzo del 2020. Quella sera un gruppetto di amici si era ritrovato a casa del 45enne per un festino a base di alcol e droga. Una dose dopo l’altra, si era anche innescato il via vai, chi con la propria auto, chi in taxi, per andare a rifornirsi a Faenza. Proprio mentre sfilavano le ore sarebbe avvenuta la consumazione della boccetta di metadone da parte della 58enne. Per assumerla si era spostata nel proprio appartamento, situato a poca distanza rispetto alla casa dell’amico. Qui l’avrebbero trovata gli altri ragazzi, dando poi l’allarme; si erano accorti che la donna era sparita nel nulla, e così si erano messi a cercarla, arrivando anche ad andare a controllare in casa sua, entrando con una scala dalla finestra. Era incosciente, in piena overdose, quando hanno chiamato il 118. A inguaiare il 45enne era stato il fatto che la fiala di stupefacente fosse a suo nome, poiché consegnata dal Sert; la legge prevede infatti che solo il servizio per le tossicodipendenze possa cedere nominalmente lo stupefacente a pazienti già in cura che stanno affrontando un percorso per uscire dalla dipendenza da cocaina.
Lesioni gravissime
Sentita durante il processo, la donna - costituitasi parte civile con l’avvocato Marco Guerra - aveva affermato di avere ottenuto la boccetta direttamente dal padrone di casa.
Affermazioni tali da pesare sulle accuse di spaccio e lesioni gravissime, diagnosticate sotto forma di un delirium persistente, allucinazioni e atteggiamento paranoide, tali da procurarle una disabilità del 100%. Motivo che aveva portato la Procura (ieri rappresentata dal vice procuratore onorario Adolfo Fabiani) a chiedere la condanna a un anno e 2mila euro di multa.
La difesa
Ma per l’imputato, l’avvocato Marco Bertozzi aveva invece sostenuto che la donna avesse in realtà rubato la boccetta di metadone al padrone di casa. A suffragio di tale versione, il legale aveva insistito nel sostenere che in un primo momento fosse stata la stessa parte offesa a riferire ai carabinieri di avere preso il metadone di nascosto all’amico, salvo poi cambiare versione all’ultimo. A loro volta anche gli amici presenti quella sera al festino non avrebbero notato nessuna cessione. Tanto più che la dose settimanale di metadone sarebbe servita appunto per le crisi che lo stesso 45enne stava affrontando. Oltretutto - ancora qui la difesa dell’imputato - che motivo aveva la donna per allontanarsi senza dire nulla se non nascondere il furto dello stupefacente? Infine l’ultimo dubbio sollevato dal legale riguardava le lesioni contestate, ipotizzando che non fossero da attribuire alla sola assunzione della fialetta di metadone, a a un mix di alcolici e droghe, in un contesto di dipendenza da sostanze stupefacenti.