Da Cesena ha riacceso la moto ed è ripartito per le zone di guerra in Ucraina

È ripartito ieri mattina alla volta dell’Ucraina, per il terzo anno, Piero Pieri, che delle sue visite solidali in moto alle zone di guerra (che vive come un onore ma ormai anche quasi come un dovere) continuerà a tenere diari puntuali, per descrivere disagi, difficoltà e angosce che soltanto un fronte bellico può portare con sé.
«Tanto più che in questo periodo i bombardamenti si sono intensificati in quasi tutte le città più importanti – racconta prima di salire in sella al suo Bmw Gs –. E la gente si butta nei rifugi più volte al giorno come di notte, creando una sorta di lager sotterranei per chi non ha i mezzi per andare in paesi e città non ancora interessanti alla ferrea logica guerresca dell’esercito russo».
Nel mirino d’osservazione di Pieri ci sarà il destino dei cittadini di Kyiv: «Già lo scorso anno una app avvertiva col suono ossessivo e lugubre di una sirena che avevo tempo solo due minuti per trovare un bunker o un accesso alla metropolitana. Quest’anno, tornare in moto in Ucraina comporta un tasso maggiore di pericolo, anche se la rappresaglia russa per gli aerei fatti saltare perfino in Siberia, ai miei occhi non ha ancora avuto quel potere devastante che ci si aspettava. Infatti, sebbene siano aumentati i droni e i missili iraniani ancora non sono stati lanciati i terribili missili ipersonici, capaci di colpire un bersaglio senza possibilità di essere intercettati dalle difese antimissile».
Armi letali di cui gli arsenali russi sono pieni. «Se sarò in Ucraina nei giorni della grande rappresaglia? Impossibile da dire ora. Si vedrà. Di certo è inoltre, è mia intenzione andare a visitare le due città martiri della prima invasione russa: Bucha e Irpin e di spingermi fino a Chernobyl, la città ucraina dove l’esplosione del reattore 4 procurò all’intera Europa una sensazione diffusa di vero pericolo inarginabile, come se, al posto di un conflitto di bombe atomiche, già questo incidente nucleare fece toccare con mano a tutti quale sarebbe stato il nostro inarginabile destino. Andrò ancora a Odessa, oggi particolarmente bombardata, perché in ambito ucraino si pensa che sia intenzione dell’esercito russo arrivare a conquistarla per avere poi accesso alla vicina Moldavia. Sono voci, teorie forse esatte, forse dettate dallo sferragliare della propaganda fine a sé stessa. Mentre l’anno scorso le sorti del conflitto russo-ucraino avanzavano per binari prevedibili, secondo chiare logiche politiche e militari, quest’anno tutto appare più incerto e allo stesso tempo non sfugge a nessuno che il conflitto potrebbe avere all’improvviso eventi terribili. Per quanto mi riguarda, io partirò sempre con la mia moto, consapevole che quest’anno ho compiuto 78 anni. Ma, come dire, finché la salute mi aiuta (e non manca neppure l’aiuto di un certo spiritello romagnolo per l’avventura) non dispero di tornare in Ucraina... Se servisse anche il prossimo anno».