Cervia, pagamenti per cure mai eseguite. Dentista a processo

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Vai dal dentista e perdi il sorriso, soprattutto se paghi per operazioni che vengono continuamente procrastinate o addirittura mai effettuate, tanto da far ravvisare alla Procura il reato di truffa in almeno tre casi. Già, perché tra appuntamenti rinviati con scuse varie e interventi iniziati e mai portati a termine, l’amministratore 53enne di un ambulatorio medico con studio odontoiatrico di Cervia avrebbe intascato da tre clienti più di 18mila euro non dovuti e ora, difeso dall’avvocato Giampaolo Cristofori, proverà a trovare un accordo economico con i legali di chi lo ha denunciato. Il giudice per l’udienza preliminare Andrea Galanti gli ha dato tempo fino alla prossima primavera.

Gli episodi che hanno portato il 53enne di fronte al giudice sono tre, verificatisi nel triennio 2019-2021. Il più datato risale all’aprile di 4 anni fa e vede protagonista una 71enne di Cervia, che si era rivolta all’ambulatorio dentistico. Alla donna sarebbero stati fatti firmare alcuni documenti spacciati come informative sulla privacy, salvo poi accorgersi che si trattava dell’apertura di un finanziamento da 7000 euro per cure odontoiatriche con un istituto bancario. Una spesa inutile, perché le prestazioni del dentista erano già state pagate in contanti dal signora in due rate da 5000 euro ciascuna, con tanto di fatture emesse dall’ambulatorio tra la primavera e l’estate di quell’anno.

Schema simile, ma più elaborato, per la seconda malcapitata, una 61enne del Forlivese che necessitava di un impianto osseo. In questo caso la donna aveva saldato la prestazione tramite la modalità del finanziamento acceso con una società finanziaria (5000 euro) e una banca (3500 euro). Tuttavia, a pagamento avvenuto, il 53enne avrebbe iniziato ad addurre una serie di scuse per rimandare la conclusione dell’intervento: prima si trattava della complessità degli interventi, poi erano sopraggiunti problemi di tempistiche del laboratorio tecnico, e così quelle protesi per l’impianto osseo che era già stato collocato nell’arcata inferiore della cliente erano diventate un miraggio sempre più lontano, e il lavoro resta compiuto solo a metà seppure a fronte del pagamento completo della cifra pattuita. Un comportamento, quello contestato all’amministratore dell’ambulatorio per questo caso specifico, che ha portato a formulare nei suoi confronti anche l’accusa di appropriazione indebita.

Il canovaccio si sarebbe ripetuto anche nel giugno del 2021: un 50enne del Ferrarese concorda con l’ambulatorio alcuni interventi odontoiatrici e, tramite finanziamento acceso con una società di credito, diversa da quelle precedenti, paga 3.132 euro. Soldi spesi a vuoto, perché le prestazioni dentistiche non sarebbero mai state effettuate, e pochi mesi dopo il 50enne decide di sporgere denuncia.

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