Caso Golinucci incontro con gli scout e nuovo appello a Cesena per la ricerca di una donnna

Una giornata all’aperto per raccontare ai più giovani, che probabilmente conoscono la storia solo per sentito dire, la vicenda di Cristina Golinucci e spiegare cosa si sta ancora facendo per arrivare alla verità e capire cosa le sia successo. Un incontro in cui si parlerà anche, a tutto tondo, di violenza contro le donne.
L’evento
L’associazione Penelope ha organizzato un nuovo evento pubblico per Cristina, la ragazza di Ronta scomparsa all’età di 21 anni nel settembre del 1992. L’appuntamento è sabato 10 maggio, dalle 16, all’interno del Parco per Cristina di via delle Ginestre.
L’associazione, che si occupa delle persone scomparse, ha incontrato a casa di Marisa Degli Angeli, mamma di Cristina, alcuni capi scout del gruppo Cesena 8, giunti a Ronta per chiederle di parlare direttamente alle nuove generazioni, raccontando il caso della figlia.
Così, a partecipare all’evento “Per non dimenticare” Cristina Golinucci e tutte le donne vittime di violenza, saranno soprattutto scout e guide adolescenti del gruppo Cesena 8 (Ponte Pietra-Sant’Egidio), curiosi di approfondire i tanti interrogativi ancora aperti sulla storia di questa ragazza cesenate.
Scomparse e violenza
A parlare in pubblico sarà naturalmente la presidente dell’associazione Penelope Emilia-Romagna, Marisa Degli Angeli. Con lei ci saranno la vicepresidente regionale Paola Pedrelli, l’avvocata Barbara Iannuccelli e la presidente dell’associazione Crisalide, Antonella Valletta, ente che si occupa di donne vittime di violenza.
Cristina e Boke
Il caso della scomparsa e della possibile morte di Cristina Golinucci è tornato recentemente al centro dell’attenzione per il legame con Emanuel Boke, sudafricano ospite del convento dei frati cappuccini all’epoca della scomparsa. Più volte condannato e attualmente detenuto per stupri e violenze commessi a Cesena prima e in Francia poi, su di lui si è riacceso il focus investigativo.
L’avvocata Iannuccelli è in procinto di presentare una nuova denuncia dettagliata, finalizzata a una ricerca su scala internazionale per riportarlo in Italia e interrogarlo sulle dinamiche che lo collegano alla sparizione di Cristina.
Particolare attenzione è rivolta al fatto che la giovane fosse diretta al convento per incontrare il suo padre confessore, ma che sia sparita dal parcheggio del convento senza lasciare alcuna traccia.
Il Dna di Boke ritrovato in un cappellino tra gli oggetti sequestrati all’epoca nella sua stanza conventuale ha dato modo di associare la sua identità a quella di un carcerato francese che ha commesso stupri nella zona di Marsiglia sotto un’altra identità e un’altra nazionalità: Quist Kwame.
Le foto e il corso ginnico

Recentemente dagli archivi dei vari fascicoli d’indagine sono emersi anche rullini fotografici mai sviluppati prima, ora stampati e messi a disposizione degli investigatori della Procura e della difesa dei familiari di Cristina. Oltre 80 foto, a colori, che ritraggono la vita in convento di quegli anni e molte volte Boke in compagnia di persone, anche cesenati. Fotogrammi scattati durante le varie attività, spesso anche festose, che si svolgevano in convento. «Molte di quelle persone sono di Cesena. Erano giovani laureati Isef che avevano organizzato corsi di ginnastica gratuiti ai quali facevano partecipare anche i non abbienti, come gli ospiti del convento e Boke. Al temine delle lezioni c’erano stati anche degli incontri conviviali tra i corsisti. E una ventina di giorni dopo la fine degli incontri tutti appresero dell’arresto di Boke per le violenze sessuali fatte a Cesena ai danni di più ragazze». Alcuni degli insegnanti e dei partecipanti a quelle lezioni si sono fatti avanti con mamma Marisa e l’avvocato Barbara Iannuccelli, spiegando di non aver notato nulla di anomalo nei comportamenti di Boke e di non aver sospettato mai di nulla prima del suo arresto per gli stupri.
La ragazza in stazione

Resta ancora misteriosa l’identità della ragazza che è ritratta con Boke in numerose foto, scattate anche da abbracciati. Immagini che sono state scattate nell’androne della stazione ferroviaria di Cesena: «Le sentenze a carico di Boke in Italia e di Quist Kwame in Francia parlano di una persona feroce. Incurante del male che faceva alle donne ed insensibile alle loro sofferenze. Per questo - è l’appello rinnovato dal legale della famiglia Golinucci - sarebbe importantissimo che questa persona ritratta con Boke si facesse avanti. Per parlarci di come lo avesse conosciuto e del perché lo frequentasse. Una testimonianza che chiuderà un cerchio su quel periodo storico». Un ultimo tassello prima di depositare la nuova denuncia contro Boke e chiedere di riaprire di nuovo ufficialmente il caso Golinucci.