Calcio, già 5 aggressioni agli arbitri nel territorio ravennate: “Ma i tesserati crescono e la passione non si spegne”

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Tifo organizzato, con tanto di ultras, anche nei campetti di periferia. E tensioni, in campo e fuori, che sfociano in violenza. Risultato? Un numero di aggressioni mai visto sui terreni di gioco a livello dilettantistico e una situazione che sta diventando sempre più difficile da gestire. Nonostante tutto, però, la voglia di mettersi un fischietto in bocca e arbitrare continua a non mancare tra le giovani generazioni: la sezione Aia di Ravenna ha raggiunto il record storico di tesserati. Il quadro lo fa Alessandro Beltrami, presidente degli arbitri ravennati.

Beltrami, partiamo dai numeri: quanti sono gli arbitri ravennati?

«Siamo a quota 160, un record. di cui 16 donne. Siamo tornati ai livelli degli anni Novanta, quando si era arrivati a 153 arbitri. L’incremento c’è, siamo molto contenti e l’età media si sta abbassando. Ci aiuta in parte anche il doppio tesseramento che permette agli arbitri di giocare anche a calcio. Naturalmente non possono arbitrare partite del loro girone ma è una possibilità che piace, la sfruttano una decina di ragazzi».

Eppure attorno agli arbitri ci sono sempre molte pressioni. Cosa spinge un ragazzo a fare questa scelta?

«La passione per il calcio, fondamentalmente. Magari ci si accorge di non essere portati per giocare e si sceglie, per restare nell’ambiente, di arbitrare. Io ho iniziato a 17 anni proprio per restare all’interno del mondo del calcio».

Oggi chi sono gli arbitri di punta del movimento arbitrario ravennate?

«Naturalmente non si può non partire da Michael Fabbri che ha portato la sezione di Ravenna stabilmente in serie A dopo tantissimi anni. Poi c’è Filippo Valeriani, anche lui in serie A, come assistente. Abbiamo Nidaa Hader, che è assistente in C e Alessandro Cannizzaro, ai massimi livelli del Futsal. Voglio menzionare anche Michele Conti che dopo essere stato internazionale Fifa per il beach soccer oggi è anche istruttore. Insomma, la sezione è in crescita anche dal punto di vista qualitativo oltre che numerico».

Ha fatto scalpore, tempo fa, l’episodio che ha visto un arbitro sospendere una partita della Seconda Categoria ravennate dopo essere stato spintonato. Com’è la situazione delle aggressioni?

«Preoccupante. Da poco è uscito un report che mostra come l’Emilia-Romagna sia nell’ultimo anno la terza regione in Italia per aggressioni agli arbitri. A Ravenna, con metà stagione completata, siamo a quota cinque. Sono tante. Non sempre la partita viene interrotta ma la situazione è grave».

Verso le donne arbitro c’è più rispetto?

«In campo l’atteggiamento dei calciatori è lo stesso, non vedo grosse differenze. Dalla tribuna invece piovono insulti pesanti quando arbitra una ragazza».

Anche la situazione del tifo nei campi provinciali è peggiorata?

«Molto ed è la più grossa differenza rispetto a quando arbitravo io. Negli ultimi tre o quattro anni sono sempre più frequenti i gruppi di tifo organizzato anche nei campi provinciali, in Seconda o Terza categoria addirittura. Questa situazione incide anche sul comportamento in campo dei calciatori e sulle società. Scoppiano petardi, fumogeni e l’arbitro deve metterlo a referto. Poi il giorno dopo i dirigenti chiamano per lamentarsi perché le multe, anche di poche centinaia di euro, pesano a questi livelli«.

Com’è il rapporto con le società?

«A volte chiamano per lamentarsi di un errore. Nelle categorie inferiori però ci sono gli arbitri in formazione, un errore può capitare. Quello che rimprovero invece ai ragazzi è se sento che hanno mancato di rispetto a qualcuno».

I dirigenti la chiamano mai per scusarsi di atteggiamenti offensivi dei loro calciatori?

«Diciamo che capita raramente».

A livello nazionale c’è una certa apertura alla comunicazione degli arbitri che vanno in tv a spiegare le decisioni Var. E’ un approccio che ha ricadute positive sul territorio?

«Il dialogo è sempre positivo, noi facciamo incontri con le società sportive per spiegare i vari aspetti regolamentari. Facciamo anche progetti nelle scuole, l’ultimo era dedicato al fair play, che ci permettono di reclutare aspiranti arbitri»

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