«Birra, escort, cocaina e botte»: sospesa la potestà genitoriale ad un imprenditore dell’area di Cesena

«Dopo il lockdown è stata una spirale diabolica dalla quale non è mai più uscito». È stato allontanato dalla casa familiare per ordine del giudice e contemporaneamente è stato privato della potestà genitoriale un 45enne residente nel Cesenate, del quale non si possono esplicitare le generalità per non rendere riconoscibili le vittime del suo agire, cioè la compagna e i quattro figli tutti minorenni.
Da ieri è entrato nel vivo il processo a suo carico nell’aula collegiale del presidente Monica Galassi (giudici a latere Marco De Leva ed Andrea Priore). Un procedimento per maltrattamenti in famiglia che ha visto testimoniare subito la donna, vittima principale (ma non unica) delle accuse di cui si discute, che ha raccontato i motivi che l’hanno spinta a denunciare il compagno.
Compiti separati
La donna ha descritto i fatti partendo da quando le cose andavano bene, incalzata dalle domande della Procura e del pm Susanna Leonarduzzi. «Dalla nascita del primo figlio in poi il suo impegno era proiettato prevalentemente al lavoro, in un’azienda florida a sua conduzione. Così si era creata una sorta di divisione dei compiti. Io in azienda tenevo un po’ di contabilità ma mi dovevo prevalentemente occupare della casa e dei figli. Lui in fondo era quello che portava a casa i soldi e il tutto è venuto quasi naturale».
Prima l’alcol
Pian piano però il lavoro non finiva più con il rientro a casa per cena, ma con lunghi aperitivi al bar «dopo i quali spesso rientrava brillo o ubriaco» ha detto la donna. Nasce qualche tensione: «All’inizio solo discussioni per il fatto che mi sarebbe piaciuto averlo a casa almeno a cena con la famiglia. Solo che questo consumo di alcol e aperitivi aumentava, così come il suo tempo fuori casa anche la notte si dilatava, e le discussioni non venivano mai meno».
Era solo l’inizio. Se il lockdown e il coronavirus avevano costretto a vita familiare serrata, la fine delle restrizioni è coincisa con un aumento dello stare fuori casa del marito.
Urla e botte
«Sembrava si trattasse di motivi di lavoro. Per appalti presi lontano da dove abitiamo. Ma in realtà poi è emerso che le cose stavano diversamente. Le ubriacature si sommavano e con esse sono iniziate le botte. Aggrediva me ma soprattutto lo faceva davanti ai bambini; quando si infuriava finiva per sfasciare il mobilio. Intere stanze distrutte. Con i figli che si rifugiavano in altre stanze per non vedere o sentire».
C’era dell’altro. Emerso tempo dopo quando la donna riesce ad entrare con sua sorella, in uno scantinato che l’uomo teneva chiuso ufficialmente per proteggere attrezzi costosi da lavoro.
La cantina con la cocaina
«Invece dentro c’era un tavolo palesemente usato per consumare coca. E un cimitero di sporcizia e bottiglie di birra vuote».
Sul momento l’uomo sembra volersi curare: «Ha accettato che lo accompagnassi al Sert. In realtà è durata poco: non voleva uscirne e tornava a casa sempre più sballato. E gli episodi violenti sono aumentati».
Non mancavano neppure per le feste e in compagnia di amici: «In uno dei tanti Ferragosto in un camping dell’area Rubicone, dopo essere stato tutto il giorno a giocare a carte e bere l’ho trovato in strada che sniffava coca sul cofano del pick up. Gli ho strappato il borsello e il portafogli perché senza soldi non avrebbe potuto comprarsi più la droga. Gli ho buttato via la cocaina. E lui ha reagito aggredendomi. Diceva che mi avrebbe ammazzato, che rivoleva i suoi soldi e la sua coca e ha spaccato i bagni del camping, urlando ogni tipo di insulto anche se io avevo la bambina piccola in braccio».
Serate con le escort
Non mancano problematiche neppure a Natale: «Anche fuori casa, in gita a casa di amici, quando ha sfasciato tutto accusandomi di averlo tradito». Quando invece era la sua, stando alle accuse, la vita di infedeltà dal punto di vista sessuale: «Ogni tanto chiedeva aiuto dicendo di essere arrivato a consumare fino a 5 grammi di cocaina al giorno. Spesso si tratteneva fuori tutta notte per andare ad escort. È arrivato a saldare con bonifico dal conto aziendale le serate in un locale a luci rosse della Riviera. Alle mie contestazioni lui reagiva con le botte. Fino a quando le ho prese anche in strada, davanti a tutti. Con minacce di morte e insulti tali che non ho potuto più fare a meno di rivolgermi ai carabinieri».
Per ora non c’è stato bisogno di ascoltare le relazioni dell’Arma in aula. I verbali delle denunce e delle verifiche fatte dai militari sono stati acquisti dal collegio e sono a disposizione sia dei difensori dell’uomo (gli avvocati Filippo Ruggeri e Francesca Carbonari del foro di Pesaro) che della parte civile (avvocato Giorgio Magnani).
Così come a disposizione delle parti e dei giudici sono finiti molti messaggi whatsapp e 4 video filmati quando l’uomo minacciava, picchiava e sfasciava il mobilio. Con testimoni, che hanno ascoltato i racconti della donna e visto situazioni pericolose, che saranno chiamati a raccontare in aula nella prossima udienza. L’imputato, ad ora, ha la potestà genitoriale sospesa e per ordine del tribunale dei minori è stato allontanato dalla casa familiare.