Herpes zoster, se lo incontriamo da bimbi resterà con noi

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Può rimanere silente per una vita intera e, a un certo punto, per cause perlopiù sconosciute, riattivarsi: si tratta dell’herpes zoster, meglio conosciuto come “Fuoco di Sant’Antonio”: «È una malattia virale causata dal virus della varicella zoster». Spiega il dottor Sergio Pasotti, medico internista, allergologo, immunologo e pneumologo attivo in Romagna. Il virus è esclusivamente umano: «Nei bambini, il virus si manifesta sotto forma di varicella, caratterizzata da febbre alta, eruzioni cutanee contraddistinte da vescicole inizialmente trasparenti (contenenti plasma) e poi torbide e giallastre (quando si infiltrano i globuli bianchi). Quando il tetto delle vescicole si rompe, si creano croste molto infettive. L’incubazione dura 7/10 giorni, mentre il decorso della varicella si conclude in 2 o 3 settimane». Il virus non scompare mai: «Le complicanze, come la polmonite o la meningite, si verificano molto di rado, ma il virus rimane silente nelle cellule sensitive delle radici spinali e nei gangli dei nervi cranici, come il trigemino. Durante la vita, generalmente intorno ai 60 anni, per ragioni che non conosciamo, qualche volta si riattiva e si localizza su un dermatomero (superficie cutanea innervata da una radice sensitiva di un nervo spinale). Esiste il vaccino antivirus varicella zoster che si esegue nella prima infanzia proteggendo la persona dalle infezioni successive del virus stesso».

LA DIAGNOSI E L’INTERVENTO

L’herpes zoster è facilmente diagnosticabile: «Molto spesso compare sul torace o sull’addome e si manifesta in una zona monolaterale (solo su un lato del corpo) con un forte dolore, seguito da eritema e poi da vescicole con liquido di 2 o 3 millimetri che seguono l’andamento del nervo. Tra le forme più gravi, c’è quella oftalmica, che comprende fronte, palpebre e congiuntiva». Può essere conseguenza di un abbassamento delle difese immunitarie: «Talvolta segue di qualche settimana le cure chemioterapiche e le terapie antitumorali; può verificarsi anche in seguito a un forte stress (evento negativo) che ha la capacità di produrre una immunoparalisi, bloccando i linfociti Th». Bisogna intervenire in maniera veloce: «Entro 48/72 ore dalla comparsa dei primi sintomi si deve intervenire con dei farmaci per bocca che hanno la capacità di spegnere la patologia, di ridurre le recidive e anche le complicanze come encefalite, polmonite e nevrite post erpetica dolorosissima».

I RIMEDI NATURALI

«Dal punto di vista fitoterapico ci sono vari rimedi - spiega Petra Danesi, dell’erboristeria Biancospino di Ravenna – . Si usa tantissimo la L-lisina, che è un amminoacido essenziale che apportiamo nel nostro organismo attraverso la dieta; inoltre, anche preparati a base di semi di pompelmo (sia integratori sia a uso locale), che posseggono proprietà antivirali e antibatteriche ad ampio spettro, possono rivelarsi molto utili. Tra le piante più efficaci troviamo, invece, il sambuco, l’astragalo e l’echinacea. Da non sottovalutare l’effetto della Vitamina C. Inoltre, quando si parla di fuoco di Sant’Antonio è fondamentale lavorare sui nervi attraverso il gruppo delle vitamine B e il magnesio». Si può intervenire anche a livello locale: «Quando l’infezione è già manifesta si può fare ben poco, ma se si riesce a intervenire ai primi sintomi, per esempio, quando si verifica quella specie di pizzicore sulla pelle si può intervenire cospargendo sulla parte il Tea tree oil, la calendula, l’iperico oppure preparati a base di semi di pompelmo».

TESTIMONIANZA

Un caso particolare è quello di Giada Camboni, oggi 29enne, che l’anno scorso nel periodo di Pasqua si è accorta di avere l’herpes zoster: «Era il giorno di Pasquetta quando ho cominciato a sentire un dolore lancinante all’orecchio sinistro, che era diventato tutto rosso e gonfio. A causa del Covid -19 eravamo in “zona rossa” ed era impossibile farsi visitare da uno specialista. Essendo io un soggetto allergico, decisi di prendere un antistaminico, ma dopo qualche giorno senza alcun effetto, il mio medico di base acconsentì a vedermi. In realtà, mi guardò dalla porta dello studio e mi prescrisse del cortisone e un antibiotico». Ma dopo una settimana di terapia, l’orecchio di Giada non migliora: «Era come se avessi preso dell’acqua fresca e intanto il dolore si era trasferito anche all’occhio, cosa che mi preoccupò non poco, perché precedentemente ero stata operata proprio all’occhio sinistro per un’infezione». Giada, esasperata e preoccupata, chiede aiuto a un suo amico studente di medicina: «Una sera mi chiamò dicendomi che aveva avuto un’idea, e mi chiese di farmi guardare dentro l’orecchio con una torcia. Mia sorella vi trovò due o tre piccole vescicole: era herpes zoster». Nel frattempo però la situazione era degenerata: «Non muovevo più mezza faccia, dall’occhio alla bocca. Era subentrata una specie di paresi. Facevo fatica a parlare e la lingua mi dava molto fastidio». Giada pensa subito al peggio: «Mi spaventai tantissimo, pensammo al Covid, a una paralisi. Poi con l’aiuto di una logopedista, amica di famiglia, cominciai a fare degli esercizi facciali e attraverso una neurologa, presi dei miorilassanti e un mix di vitamine. Intanto l’herpes zoster era regredito grazie agli antivirali che ero riuscita ad ottenere. Nel giro di 5 settimane sono tornata alla normalità, ma è stata una situazione molto difficile, aggravata dal fatto che nessuno mai mi ha visitato. La medicina telematica funziona, ma che paura!».

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