Guglielmo Ferro dirige a Faenza "Servo di scena"

Una ricorrenza importante inaugura la stagione del Masini di Faenza: è dedicato infatti a Turi Ferro nel centenario della nascita il dramma di Ronald Harwood Servo di scena. Il figlio Guglielmo Ferro vi dirige Geppy Gleijeses, Maurizio Micheli, Lucia Poli insieme a Roberta Lucca, Dacia D’Acunto, Teo Guarini, Antonio Sarasso. Il sipario sulla pièce, tradotta da Masolino D’Amico, si alza il 21, 22 e 23 ottobre (ore 21), e il 22 (ore 18) il ridotto ospita l’incontro con la compagnia e la presentazione del volume Il Teatro di Geppy Gleijeses nelle fotografie di Tommaso Le Pera alla presenza dell’autore, di Maria Paola Poponi e di Manfredi Nicolò Maretti. Inghilterra: sotto i bombardamenti un gruppo di vecchi attori capitanato dall’anziano Sir Ronald porta Shakespeare nei teatri recitando persino durante gli allarmi aerei.

Guglielmo Ferro, lei diresse la pièce nel 1993, quando nel ruolo di Sir Ronald c’era suo padre.

«Ma era diverso: ora anche a teatro i tempi sono compressi, impera la cultura del “breve”, del rendere in poco concetti che richiederebbero introspezione e riflessione, come poi capita alla politica. Il lavoro dell’artista però assomiglia a quello dello scienziato: è studio, applicazione, tentativo, anche fallimento. Mio padre lo diceva: una volta si andava in scena solo quando si era pronti, semmai si spostava il giorno del debutto. Oggi sarebbe impensabile perché a dettare legge sono le regole del mercato. Pensi però a Michelangelo che consegnava le opere anni dopo il termine, fra le lamentele dei papi! Ma lui studiava, approfondiva, rifaceva… È così che nasce un’opera d’arte, che può sbocciare in un giorno, certo, ma non deve nascere in un giorno, a prescindere».

Il teatro quindi oggi non ha regole diverse dal “fast living” quotidiano.

«I tagli alla cultura, la cancellazione di Teatri Stabili ed Enti lirici o la loro trasformazione in… sottosegretariati, in campi di razzia per la politica hanno riempito queste istituzioni di gente con poche attinenze con l’arte, che invece deve essere svincolata dalla politica. E non deve prostituirsi…».

Anche recitare sotto le bombe è politica.

«La pièce ricorda come il lavoro dell’attore fosse talmente… sacro, che si restava seduti anche rischiando la vita. Ho vissuto per sei anni a Londra e mi sono reso conto che lì l’atto teatrale resta fondamentale, come poi lo era da noi quando anche scuole come i Salesiani avevano il loro teatrino e i bambini fin da piccoli potevano vivere una quotidianità di rapporto con i grandi autori. Il teatro insomma faceva parte della cultura di vita e un po’ come in Grecia aveva funzione sociale, una sorta di “messa” laica che noi non abbiamo più».

E “Servo di scena”?

«È un monumento all’idea della centralità del teatro: Sir Ronald muore recitando come i grandi attori, come Randone, come mio padre, come un eroe!».

Per dire tutto questo occorrono grandi interpreti.

«Nel mio progetto artistico l’attore infatti è centrale, e sono due gli artefici dell’evento teatrale: il pubblico e gli attori. Senza questa alchimia, il teatro non esiste».

E farlo in streaming?

«È come la bici con il motore: è un’altra cosa, è una motocicletta! Sarebbe meglio impiegare i soldi dello streaming per i giovani, per dare loro formazione e una continuità di carriera più consistente dei 60-80 giorni all’anno di rappresentazioni!». Biglietti: 29-16 euro.

Info: 0546 21306

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