Green pass. Rimini, i farmacisti: file infinite, così non si lavora

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«Se quello che sta succedendo questa settimana fosse accaduto ad agosto sarebbe stato un disastro». Giulio Mignani, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Rimini, non usa mezzi termini nel descrivere le difficoltà della categoria alle prese con l’assalto ai tamponi da parte dei lavoratori contrari all’obbligo del green pass. E intanto dal Governo arriva la deroga sull’apertura alla domenica. «Se addirittura il generale Figliuolo si interessa delle farmacie, allora c’è un problema», cerca di sorridere Mignani.

«Non diventi abitudine»

In realtà, «per i farmacisti dell’Emilia-Romagna, aprire di domenica non è una grande novità, perché il protocollo regionale prevedeva già la possibilità di fare tamponi al di fuori degli orari di apertura – spiega il presidente dell’Ordine riminese –, con tutti i disagi che porta con sé il dover riaprire o rimanere aperti esclusivamente per fare i tamponi. Inoltre, già dal 2012 non è più obbligatoria la giornata di chiusura». Piuttosto, «diventa un problema serio l’accesso senza prenotazione – commenta –. A Parma una farmacia si è trovata costretta a chiedere l’intervento dei carabinieri perché alle 19 si erano radunate 130 persone che pretendevano di fare il tampone e ha dovuto continuare a farli fino alle 23». Insomma, «non vorrei che quella di andare nelle farmacie per fare il tampone dopo il lavoro o la domenica diventasse una cattiva abitudine – osserva –. E’ possibile estendere un po’ gli orari di apertura, rinunciando alle pause pranzo o prolungandoli fino alle 20:30. Non deve, però, passare l’idea che tutto questo sia dovuto». Perché «se si sbandiera la libertà di scelta, non si può pretendere che qualcun altro si accolli un obbligo – rilancia –. Se si pretende di fare i tamponi quando si preferisce e che li paghi qualcun altro, si confonde la libertà con “quel cavolo che si vuole”».

«Vaccino sola soluzione»

Una situazione complicata, che influenza in maniera pesante l’attività ordinaria delle farmacie, dal servizio al banco alle consulenze: «Telefonate in continuazione, si fa fatica veramente – racconta Mignani –. E non si trova più un farmacista, perché tutti hanno dovuto aumentare gli organici. Dal punto di vista economico, fare tamponi non è quella fonte di guadagno che in molti si immaginano, perché si deve pagare un dipendente in più». Si raggiungerà un equilibrio? «Magari quando saranno messi a disposizione più punti per fare i tamponi nelle aziende, nelle stazioni e negli aeroporti – osserva –. Ma torneremo a lavorare serenamente soltanto quando ci saremo lasciati il Covid alle spalle». E «la sola soluzione possibile è la vaccinazione, che è ampiamente dimostrato essere efficace e sicura – ribadisce –. I tampone non sono la soluzione, perché ci si rende conto di essere positivi solo dopo che li si è fatti e nel frattempo si potrebbe aver contagiato un mucchio di persone. Andare avanti fino a gennaio-febbraio con i tamponi non è assolutamente la soluzione».

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