Prima il buio della condanna a 3 anni di carcere poi la grazia per Patrick Zaki. In 24 ore si è passati da una sentenza crudele, dalla disperazione della madre e della fidanzata; dalla mobilitazione internazionale, all’Italia che si muove con gli attivisti come il disegnatore ravennate Gianluca Costantini, con Amnesty International, l’ateneo di Bologna dove Zaki pur a distanza si è laureato poco tempo fa, e il governo italiano. Poi arriva, del tutto inattesa, la grazia del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Zaki, riporta ieri l’Ansa alle 17,35, con altre persone è tra coloro che beneficerà del provvedimento presidenziale, in risposta all’appello del Consiglio dei segretari del Dialogo Nazionale e delle forze politiche. Da quel momento si moltiplicano i messaggi, le dichiarazioni, dal sindaco di Bologna Matteo Lepore, al vice presidente del Consiglio Antonio Tajani, a Unibo manifestano la gioia condivisa anche dal sindaco di Ravenna, Michele De Pascale. Sentimento che muove le parole anche del disegnatore e attivista dei diritti umani Gianluca Costantini, solo due giorni fa in piazza Maggiore a Bologna a invocare con tanti altri la libertà per Zaki. «Sembra tutto confermato, ho sentito un amico vicino alla famiglia e Amnesty International. Siamo molto felici. Vedremo che tipo di libertà avrà Zaki, cioè se potrà viaggiare e lasciare il Paese. E soprattutto se uscirà subito di prigione. Certo in questo modo il dittatore ha mostrato di decidere ogni cosa, oppure ha avuto qualcosa in cambio. La speranza è che esca di prigione definitivamente, per poi averlo a Bologna». Il passo successivo sarà quello di far uscire dalla lista nera Zaki, il suo caso arriverà in tribunale nuovamente perché il suo nome venga rimosso. Il disegnatore ravennate dal momento dell’arresto del ricercatore egiziano avvenuto nel 2020 aveva dedicato disegni, un fumetto e sagome cartonate a Zaki per tenere alta l’attenzione sul caso. «Ci eravamo sentiti per i complimenti dopo la discussione della tesi, messaggi normali, che davano il senso, un passo alla volta, di andare verso una certa normalità per quanto possibile. A settembre aveva fissato la data del matrimonio perché sperava in una condanna ricompresa nei 22 mesi di custodia cautelare in carcere già scontati. Poi la notizia della condanna a 3 anni mi aveva lasciato pietrificato. Ora ripensandoci è tutto assurdo». Dal momento della sentenza era partita la rete di solidarietà, dopo la manifestazione di Bologna organizzata in poche ore si sono moltiplicate le richieste di immediato rilascio di Zaki accusato di minaccia alla sicurezza nazionale, di incitamento alle proteste illegali, di sovversione, diffusione di false notizie, e ancora di propaganda terroristica, il tutto in seguito alla pubblicazione di un articolo online.
Era intervenuto sui social a poche ore dalla notizia della condanna di Patrick Zaki emessa dal tribunale egiziano di Mansura, e tra i primi il sindaco Michele De Pascale ora commenta la grazia concessa al ricercatore laureatosi di recente a distanza, all’università di Bologna. Sindaco che nel corso dell’Omc 2021, la fiera del Mediterraneo dell’Offshore, aveva incrociato il ministro del Petrolio egiziano Tarek el Molla, occasione nella quale, nel discorso di saluto, aveva ricordato il caso di Zaki. «Lo feci in passato in totale solitudine. Quando pronunciai l’appello a Ravenna rappresentavo l’unica istituzione italiana presente. Ora non saprei definire questo finale, la grazia arrivata dopo la condanna è la dimostrazione di quanto importante sia il movimento di opinione portato avanti in questi anni dai cittadini, dalle istituzioni, dall’ateneo bolognese. Le azioni dei singoli orientano le vicende e fanno fare determinati percorsi al Paese. Si tratta di un passo importante anche per l’Egitto. La strada è lunga verso lo stato di diritto e la separazione dei poteri ma è nel segno di maggiori diritti e libertà. Se non ci fosse stato un movimento di opinione non credo che questa vicenda sarebbe finita allo stesso modo». La gioia per la liberazione porta la speranza di riavere presto Zaki in Italia, ma De Pascale non dimentica del ricercatore Giulio Regeni morto in Egitto a causa delle torture subite nel corso di un arresto. «Nel caso di Regeni si chiede verità. O l’economia e le relazioni internazionali sono anche degli strumenti di diffusione dei diritti umani o non assolvono alla loro funzione. L’Italia e l’Europa devono pretendere che le relazioni commerciali vadano di pari passo con la difesa dei diritti umani».