Grandi vini e turismo green, i Dragone raccontano Matera

Diciamolo molto chiaramente: la Basilicata non è solo Aglianico del Vulture. È un luogo magico, ricco di quei saliscendi di sapori e profumi che ne fanno una meta complessa sotto il profilo del gusto. Da tempo immemore l’uva, qui, si è intrecciata con la nuda terra, generando un legame indissolubile. Ciò è avvenuto anche nella bella Matera, la città dei sassi capitale della cultura europea nel 2019 e nella cui provincia le viti corrono lungo oltre mille ettari di pendii. Dal 2005 questo territorio gode di sette denominazioni, tra cui il “Moro” che ne rappresenta senza dubbio il fiore all’occhiello, per via di quel Primitivo di Matera che scorre nelle sue bottiglie, quasi fosse il sangue di una regione che vuole raccontare sé stessa. La famiglia Dragone si è trasferita a Matera nel 1882, quando i due fratelli, Antonio e Cristina, individuarono nella città un florido punto per il commercio del vino. «La prima cantina di famiglia – ricordano Aldo, Carmela, Luigia, Vincenzo e Angela, che dell’azienda sono presente e futuro, anima e corpo – fu aperta in via San Biagio nel 1920 e, in poco tempo, divenne un punto di riferimento per la comunità materana. La nostra prima etichetta – mi dicono – risale al 1955: era il prodotto della vite coltivata sui terreni, acquistati un decennio prima, in Contrada Pietrapenta, a pochi chilometri da Matera». Nel corso degli anni, alla produzione vitivinicola delle colline materane, si aggiunge quella di altri trentacinque ettari di terreno. Vincenzo, nipote di Antonio, e i suoi figli puntano a una produzione di qualità, aumentano il numero delle bottiglie prodotte e, lasciata la cantina storica, aprono un nuovo punto vendita in via Olivetti. «In anni recenti – continuano i Dragone nel loro viaggio alla scoperta del vino materano –, su iniziativa di Cataldo e della sua famiglia, è stata fondata la nuova società agricola Casal Dragone, che condivide spazi e obiettivi produttivi con l’azienda storica».

La produzione

Sette sono gli ettari di vigna dell’azienda, che restituiscono ogni anno circa 20mila bottiglie di vino, declinato tra i due Matera Moro Doc e un Basilicata Igt che ha nome “Kistos” e che nasce dalla fusione di Primitivo, Merlot e Cabernet. «Al termine della fermentazione, grazie alla pressatura i vini, previo controllo analitico, vengono assemblati in vasche d’acciaio. Il vino riposerà per circa 6 mesi in barriques. Successivamente si procede alle operazioni di lavorazioni di pre-imbottigliamento». A sorvegliare, quasi fosse un custode, ogni passaggio della nascita e dell’evoluzione dei vini di Casal Dragone c’è l’enologo di Barile Fabio Mecca, un nome che nel Sud Italia ricco di sole è sinonimo di qualità. E se questo non bastasse, a benedire i vitigni di questa azienda della Basilicata c’è la “Cripta del Peccato Originale”, tappa obbligatoria per conoscere aspetti della storia artistica di Matera che, in questo meraviglioso luogo di culto, hanno trovato la loro più alta e complessa espressione. «Sorge lungo la parete della Gravina di Picciano – mi spiegano –, e deve il suo nome alle scene rappresentate dagli affreschi, datati tra l’VIII e il IX secolo, che ne impreziosiscono le pareti. La struttura originaria, purtroppo, a causa di lunghi anni di abbandono e incuria, non è facilmente leggibile e attualmente è costituita da un solo ambiente con tre nicchie abissali sulla parete sinistra. Nel mondo dell’arte è conosciuta come la Cappella Sistina del Sud».

Accoglienza

Quando anni fa i due fratelli si sono divisi ed è nata Casal Dragone, Aldo, Carmela, Luigia, Vincenzo e Angela hanno deciso di investire anche sull’accoglienza e il mondo del turismo enogastronomico. «Il vecchio casolare di famiglia è stato trasformato in una struttura agrituristica – precisano – in cui è possibile immergersi nella storia di un territorio e nelle tradizioni di una famiglia che si tramandano da cinque generazioni. Ogni anno arrivano persone e gruppi da tutto il mondo». Qui è possibile assaggiare anche la pasta, la farina e i taralli dell’azienda, che porta avanti la tradizione materana del seminativo, producendo grano Senatore Cappelli (tutti acquistabili tramite il sito internet). «Dopo la nomina di Matera a capitale della cultura, il turismo si è molto intensificato e la Basilicata continuerà a crescere».

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