Grandi mostre a Forlì. Dopo "Ottocento" nel 2020 arriva Ulisse

FORLi'. C’è ancora una settimana per visitare ai Musei San Domenico di Forlì la grande mostra “Ottocento. L’arte dell’Italia fra Hayez e Segantini”, ma è già tempo di bilanci per la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che da 14 anni organizza le esposizioni forlivesi in collaborazione con l’Amministrazione comunale.
Il sindaco uscente Davide Drei ha proprio voluto ricordare il ruolo attivo del Comune, che ha saputo fare di una struttura in degrado una sede espositiva e culturale unica in Italia «e ancora di più, quando verranno realizzati i lavori, già decisi, sulla parte che accoglierà i materiali attualmente collocati nei depositi del Palazzo del Merenda». In un anno di calo generalizzato dei visitatori in tutta Italia «questa registra per ora 82.598 presenze – commenta Gianfranco Brunelli, coordinatore generale delle mostre del San Domenico – con un bell’incremento relativo al pubblico dei giovani grazie anche alle 500 classi provenienti da tutta Italia».
Non solo visite, ma anche 150 laboratori didattici hanno dato modo infatti anche a bambini e ragazzi di ammirare opere che attraverso l’immagine e la testimonianza tracciano la storia del nostro paese. «È un evento culturale da cui si esce emozionati e anche orgogliosi – rimarca Monica Fantini, vicepresidente della Fondazione CaRisp di Forlì – perché è possibile riconoscervi lo spirito di comunità, il terreno di coltura da cui nascono le nostre mostre. Gli eventi forlivesi infatti non mirano solo all’esposizione ma anche alla riappropriazione, e alla creazione di opportunità di formazione e lavorative per tanti giovani operatori».
Anche Alberto Rossetti di Civita parla di un successo, a fronte di una esposizione «che restituisce il profilo artistico di una grande stagione politico-culturale, ma propone un tema non “popolare”. Eppure “Ottocento” ha visto un forte afflusso di visitatori da altre regioni d’Italia, con un pubblico di cui l’8% ha dichiarato che visiterà solo questa mostra nell’anno, mentre il 55% dei visitatori la mette fra le uniche tre esposizioni che vedrà nel 2019».
«La mostra riempie un vuoto che la critica ha lasciato aperto da troppo tempo sull’arte italiana del secondo Ottocento – sostengono del resto il presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli e Tito Nocentini, direttore regionale – . Si tratta di una splendida fotografia dell’Italia di allora e un luogo di comprensione delle questioni ancora aperte dell’Italia di oggi».
Ma è Antonio Paolucci, presidente del Comitato scientifico delle mostre del San Domenico, che fa l’annuncio forse più atteso dal pubblico: «Stiamo già lavorando alla prossima esposizione: “Ulisse. L’arte e il mito. Il più grande viaggio mai raccontato da Omero a De Chirico”. Nel 2020 Forlì ospiterà quindi pezzi archeologici e dipinti, opere medievali e contemporanee… che trattano uno dei tre grandi miti da cui nascono il pensiero e lo spirito della società occidentale. Accanto a quelli di Faust e dell’eterna giovinezza, e di Don Giovanni che racconta la ricerca dell’altro, a fondare la psicologia, la cultura, l’immaginario del nostro mondo, è proprio il viaggio di Odisseo, il ritorno a Itaca: ai ricordi, agli affetti. La mostra porterà a Forlì opere greche, romane ed etrusche, cassoni nuziali medievali dipinti, ma anche i dipinti di Blake e di De Chirico, per un autentico evento culturale come altrove sarebbe impossibile vedere, un azzardo: ma di quelli che il San Domenico ci ha abituati ad affrontare, e a vincere».

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