Granarolo, chiude il bar sport e la piazzetta "muore"

Faenza

Requiem per una piazza: l’unica intitolata ai Manfredi. E’ quella di Granarolo, ormai vittima di un male che seppure diagnosticato, lascia poco sperare a meno che non si trovi un “vaccino”. Anche l’ultimo baluardo di vivacità ha le ore contate: si tratta del mitico bar sport a memoria d’uomo un punto di riferimento per i granarolesi, oltre all’unico locale di questo tipo presente nel centro storico del paesello. E’ qui che fino agli anni '80 trovavi il farmacista ogni sera e che a farmacia chiusa ti dava le medicine. E’ qui che si raccontavano storie e fatti che facevano parlare per mesi. E qui che davi appuntamento per incontrare qualcuno: “davanti al bar” e tutti capivano. Chiuso il bar Sport per prendere un caffè resta solo la Casa del Popolo, vicino alla stazione oppure più lontano il bar vicino alle scuole medie. Ora ci si accorge che non solo verrà a mancare un luogo caro, ma anche “la piazza sarà un po’ meno piazza”.

Lo ha ravvisato il Pd che ha stampato un volantino in cui spicca il titolo “La piazza non c’è più”. Eh sì perché una piazza con le saracinesche chiuse, senza persone che si incontrano, socializzano e trascorrono momenti di vita in comune, non può più chiamarsi tale, nemmeno se al centro ha il suo bel monumento al milite ignoto: diventa un luogo triste un parcheggio simile a quello di un cimitero. Un luogo commemorativo. Mancano solo i cipressi. Il bar Sport finora la teneva un po’ più viva tutti i giorni, ma gli ultimi titolari, Patrizia e Willy, dopo quasi trent’anni di presenza andranno a godersi la meritata pensione: «a loro va il grazie per il lavoro svolto e per il contributo dato ai valori umani» recita il volantino firmato dal locale “Circolo Pd 14 ottobre”. Volantino che spiega anche perché muore una piazza: «nella nostra piccola realtà di paese il bar della piazza ha rappresentato un locale dove non solo prendere un caffè o fare colazione, ma soprattutto il luogo dove ci si siede, si legge il giornale, ci si incontra, si fanno quattro chiacchiere, o pettegolezzi: ultimo presidio di una piazza sempre più vuota, che ha pagato un prezzo troppo alto alla modernità e ai cambiamenti socio economici degli ultimi decenni». Constatata la situazione «crediamo che sia necessario porsi qualche domanda» continua il volantino. E già: “chi è vittima del suo mal pianga se stesso” diceva il saggio. “Meglio tardi che mai” risponderebbe un altro saggio. Fatto sta che il circolo si pone adesso alcune domande: «Possiamo continuare ancora a lungo questa strada? Le istituzioni ad ogni livello possono continuare ad ignorare questo impoverimento sociale e culturale, derivato dallo spopolamento e dalla chiusura di attività lavorative e ricreative nei piccoli centri? Sono consapevoli (sempre le istituzioni) che lungo questa strada prima finirà la partecipazione e poi la democrazia?». E si lega all’attualità la “scoperta” evidenziata che «alle elezioni in diversi comuni italiani, 12 milioni di cittadini interessati, ha votato meno del 50% degli aventi diritto, ma non abbiamo sentito né vincitori né vinti porsi qualche domanda». Non manca una stilettata finale: «regole, normative, fiscalità inadeguate sono il cappio che ogni giorno si stringe intorno alle piccole realtà come la nostra: vogliamo provare a dare una risposta? Nella piazza di Granarolo ci sono diversi locali di proprietà comunale che possono diventare strumento di rigenerazione urbana, riqualificazione, richiamo, se solo si stimolasse una proficua collaborazione anche con i privati». Cosa direbbe il saggio a questo punto? «Tutto va bene finché non si tocca il proprio orticello».

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