Gnassi: mi vaccinerò quando sarà il mio turno, ora la prima linea

Rimini

di Carla Dini

Che quella contro il virus fosse una guerra senza confini è stato palese fin dall’inizio. Ma che in ogni lotta arrivi prima o poi la giornata della svolta, resta altrettanto vero. Così forse nei libri di storia il 27 dicembre 2020 sarà ricordato, non solo per l’inizio della somministrazione del vaccino anti Covid in tutta Italia, ma anche per la speranza di vincere, con un valido alleato, un nemico subdolo e invisibile. E come campo di battaglia Rimini ha scelto la sua Fiera, per garantire in modo strategico spazi idonei, per gestire i flussi e conservare i vaccini alla temperatura di meno 80 gradi. Ma chi sono stati i primi a ricevere il farmaco Pfizer-Biontech, ribattezzato Corminaty? I medici e gli infermieri che hanno lottato in prima linea, ovviamente, i custodi da custodire. Settanta a Rimini dei 225 operatori scelti fra quelli che lavorano nel territorio dell’Ausl Romagna. E nonostante le metafore belliche, l’atmosfera era tutt’altro che tesa. Mentre fuori il freddo si faceva intenso con la complicità del vento, dentro si respirava un sollievo generale e un’emozione quasi trepidante. Dimostrata dall’arrivo di tanti addirittura un’ora prima del previsto cioè alle 13. E mentre tutti si sedevano per compilare moduli e procedere alla registrazione, i sorrisi sotto le mascherine erano evidenti.

Anche il sindaco Andrea Gnassi del resto ha contribuito a caricare gli animi, scherzando, salutando col gomito e invitando infine il primo vaccinato, l’infettivologo Carlo Biagetti, a non svenire per l’emozione bersagliato com’era dai flash e dagli applausi. Intanto il 55enne Corrado Paolizzi il primo vaccinato tra i medici di famiglia ricostruiva uno spaccato di quanto sofferto dalla sua categoria. «Abbiamo dovuto sacrificare molto - ha commentato indicando la moglie - affetti, amicizie e ferie, ma rifarei tutto da capo. Adesso ho 1883 chat aperte con i pazienti e resto sempre a disposizione. Perciò ricordo che vaccinarsi è un diritto-dovere. Molti non hanno più memoria delle malattie e sono sospettosi. Invece bisogna essere cauti nel credere a quanto affermano i social, perché la cura è un concetto che esiste solo tra ospedale e territorio». Sulla stessa linea il direttore dell’Anestesia e rianimazione di Rimini e Riccione, Giuseppe Nardi. «Sono felice che si cominci ad uscire dall’incubo. Vaccinarsi serve a proteggere tutta la comunità e anche la nostra economia. Il fatto che il vaccino sia stato prodotto a tempo record non significa poi che ci sia stato un compromesso sulla sicurezza, ma solo accelerazione delle procedure, snellimento della burocrazia e investimenti massicci. Ogni fiala è stato testata sulle braccia di almeno 30mila persone. Aspettare l’immunità di gregge, per cui serve l’80 per cento dei vaccinati è un atteggiamento sbagliato». E mentre per nessuno dei presenti si riscontravano effetti collaterali di alcun tipo, nella più grande vaccinazione di massa dai tempi dell’antipolio arrivava il momento di pensare ai prossimi step. «L’obiettivo previsto per fine gennaio - puntualizza Franco Borgognoni, direttore dell’Unità operativa di Igiene e salute pubblica- è vaccinare il 100% del personale sanitario compreso quello delle case di riposo con gli ospiti». Sempre con due dosi da somministrare a distanza di 21 giorni. Per l’auspicato giro di boa, diretti verso la normalità. «Oggi iniziamo a intravedere la luce in fondo al tunnel - ha detto in conclusione dell’evento epocale il primo cittadino- La scienza ci offre l’opportunità di costruire un nuovo futuro. Sta a noi non sprecarla».

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