Gli ucraini vogliono tornare a Rimini: "Trasferiti in posti isolati"

Rimini

«Il trasferimento fuori regione non è fattibile. Le liste del Ministero sono saltate, chi è partito è stato convinto uno a uno da noi, e molti sono già ritornati in hotel». Giosué Salomone, presidente di Riviera sicura e gestore dell’hotel Brenta di Viserbella, lo dice senza giri di parole: «Così la gestione dei profughi non funziona e non può funzionare, bisogna trovare una soluzione condivisa con noi albergatori». Le criticità non sarebbero tutte ascrivibili alla Prefettura riminese. «I luoghi di destinazione sono stati scelti dal Ministero», sottolinea. Al centro della polemica ci sono proprio gli edifici e gli appartamenti designati da Roma per accogliere gli ucraini in fuga dalla guerra, quelli fino a pochi giorni fa sistemati negli hotel riminesi. «Sull chat degli ucraini, in cui ci sono migliaia di persone, arrivano le foto dei centri di accoglienza in cui sono stati portati. Strutture aperte di punto in bianco dopo anni di abbandono, alcune in Molise, a Campobasso - racconta - dove oltre alla neve e al freddo si sono ritrovati in stanze sporche e senza riscaldamento, con i bagni pieni di muffa, scarafaggi e insetti, alcuni morti a terra, altri vivi che hanno pizzicato i bambini. Altre sistemazioni non avevano la cucina, situate in zone industriali lontane da tutto. Insomma, posti che sicuramente non hanno niente a che vedere con le camere vista mare a cui si erano abituati». «E se si erano abituati agli hotel -puntualizza - è perché la Prefettura è intervenuta tardi: ha lasciato loro il tempo di abituarsi». I primi a lamentarsi, fino addirittura a farsi riportare indietro, sono gli stessi ucraini, che «avvertono i loro connazionali delle condizioni dei luoghi in cui vengono portati, convincendoli a non partire». Ed ecco che quindi all’opposizione degli albergatori si somma quella delle donne e dei pochi uomini arrivati dall’Ucraina, contrari a lasciare gli hotel che li ospitano da settimane. «A proposito - dice ancora Salomone - io non credo che la loro permanenza qui sia un problema per la stagione. Non credo ci siano impedimenti per dare loro ospitalità anche negli alberghi in prima linea (come ravvisato invece dalla presidente di Aia, Patrizia Rinaldis, ndr). Gli ucraini non hanno alcuna difficoltà di integrazione». L’errore principale, secondo il numero uno di Riviera sicura, è inoltre quello di «essere considerati dalle autorità come migranti economici: loro non vogliono restare qui a lungo, tutti i giorni ci sono persone che ripartono per l’Ucraina. E se scelgono un territorio rispetto a un altro è perché ci sono parenti o amici. Per loro, essere spostati in altre regioni, non è fattibile».

La proposta

Non solo da Salomone, ma anche da Stefano Lanna, del family hotel Margherita che sta accogliendo circa 160 persone, arriva la proposta di «andare di persona a vedere le strutture che potranno ospitare i profughi». «Alla fine siamo albergatori - ricorda - sappiamo fare accoglienza». Lanna ci tiene a sottolineare che, anche se i contributi del governo non sono ancora arrivati, «mai e poi mai» butterà fuori «le donne e i bambini che sono arrivati. E nemmeno quelli che ci sono ritornati: una famiglia era stata mandata dalle suore a Misano ma lì gli uomini non possono entrare, delle ragazze in un appartamento dove c’erano altre 10 persone e altri in Valmarecchia o Carpegna in posti isolati. Così non è possibile».

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