Gli sport della vela nel tratto terminale dell’Ausa

Rimini

Il brano della nostra settimanale rubrica resta ancorato al tratto terminale dell’Ausa e così, dopo “Il ponte e la passerella” dello scorso martedì, eccoci al “Porticciolo per piccole imbarcazioni”.
Per chiarezza espositiva partiamo dai primi anni del Novecento. A quell’epoca le acque del torrente erano utilizzate dalla popolazione come luogo di scarico per qualsiasi genere di rifiuti e l’arenile adiacente alla foce del ruscello presentava uno spettacolo di sudiciume sgradevole e nauseante. Un vero e proprio handicap per la spiaggia, additato alla stregua di uno «sconcio», inconcepibile per una località che ambiva ad essere considerata l’Ostenda d’Italia, vale a dire la stazione balneare più signorile d’Europa. «Sconcio» denunciato dai giornali come espressione di «inciviltà» e contrastato senza risultati dal Municipio con divieti e sanzioni. Una vera e propria bruttura a dispetto delle rassicuranti figurazioni delle cartoline postali illustrate che mostravano sulle sponde del torrente crocchi di lavandaie intente a fare il bucato.
La Prora, tanto per entrare in argomento, il 16 luglio 1924 si lamenta della «sozzura» del litorale «nei pressi della foce dell’Ausa» e rileva che, «oltre a sporcizie d’ogni genere», in quel luogo «spesso capita di sentire l’aria impestata da carogne di cani, gatti ed altri animali in putrefazione». Per non turbare il lettore evitiamo di aggiungere altre schifezze analoghe; liberi, tuttavia, di spaziare con l’immaginazione. L’indecenza cesserà nel 1934 quando, in seguito ai monumentali lavori per la realizzazione del lungomare Vittorio Emanuele III, lo sbocco a mare del fiumiciattolo verrà dragato, rassettato e adibito ad «approdo per piccole imbarcazioni». Alla sinistra di questo scalo si insedia la sede della Società nautica, formata da un gruppo di appassionati della vela spronati dallo stesso podestà di Rimini, conte Guido Mattioli, che per un anno assumerà la carica di presidente del sodalizio.
Tutto a posto? Non proprio. La piccola darsena, infatti, se da un lato mette ordine e decoro alla zona, dall’altro ripristina l’antica divisione della spiaggia e la foce del torrente, senza più una adeguata passerella, torna ad essere una barriera invalicabile per i cultori della passeggiata sul bagnasciuga, che d’ora in avanti dovranno attraversare il porticciolo … a nuoto. Un ostacolo reale, che accende discussioni a non finire e dà spunto a tante lamentele.
Nel 1935 per incrementare lo sport velico, rendendolo sempre più agonistico, viene posizionato sul mare, a circa trecento metri dalla riva, il palco della giuria. Le competizioni, nel frattempo, diventano un richiamo per tanti sportivi e muovono un giro di attrattive che avvantaggia il turismo. È tanto l’entusiasmo per il porticciolo, che nel 1938 c’è già chi avanza l’ambiziosa proposta della costruzione di una vera e propria darsena alla sinistra del porto canale. Un sogno che si concretizzerà dopo una settantina di anni.
Di stagione in stagione le regate guadagnano il favore dei giovani e acquistano sempre maggiore risonanza, fino a diventare un riferimento internazionale. Il 17 agosto 1939 il Corriere Padano, stupito per l’intensa opera portata avanti dal gruppo nautico riminese, traccia un veloce profilo dei sei anni di vita del sodalizio: «Diretta da un giovane fervente appassionato dello sport velico, il dottor Ettore Rastelli, la società è stata promossa quest’anno alla prima categoria. E questo in giusto riconoscimento della fattiva attività esplicata dall’ente nei suoi pochi anni di vita. Alle poche imbarcazioni – cinque – che al momento della fondazione servivano ai soci, si è sostituita una piccola flotta che i centocinquanta soci mai lasciano in riposo. Questo improvviso e notevolissimo sviluppo ha avuto il potere di far sorgere un’industria locale per la costruzione di barche da diporto che sotto la consulenza tecnica della Società, ha raggiunto tal grado di perfezione, da fornire non soltanto gli appassionati di Rimini e i forestieri amatori dello sport velico, ma varie altre società. La Società nautica riminese ha organizzato quest’anno una crociera transadriatica che nonostante improvvise avversità atmosferiche ha conseguito un brillantissimo successo e ha richiamato l’interesse di tutti i gruppi velici italiani e di molti stranieri. Altre regate, come quella che si svolgerà domenica prossima, hanno avuto un significativo successo, sia dal punto di vista agonistico, che da quello spettacolare. Un autentico campione è uscito dalle fila dei soci: Mario Roberti che ha conquistato il primato nazionale per le jole olimpioniche».
Uno sport agonistico e spettacolare, ma anche mondano, aggiunge il Corriere Padano. Tutti gli anni, in luglio, il “Gran ballo della vela” organizzato dalla Società nautica riminese all’Embassy, nel favoloso «giardino incantato» di villa Cacciaguerra, è una delle serate di gala più attese ed esclusive dell’estate.
La guerra chiude il “primo” affascinante capitolo della Società nautica riminese; il “secondo”, che si svolgerà sul porto-canale, prenderà il via con la ricostruzione della città. La foce del torrente, abbandonata a se stessa per alcuni decenni tornerà a riproporre non pochi sgradevoli inconvenienti del passato.
Chiudiamo con una postilla. Per un approfondimento sul sodalizio velico, tuttora attivo e blasonato di allori sportivi, si legga la minuziosa narrazione fatta da Ettore Rastelli Fagnani Pani nel pregevole libro, Club Nautico – Storia dal 1934 al 1984, edizione fuori commercio, stampata nel 1884 dalla Tipografia Garattoni di Rimini.

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