Gli eccidi nella zona di Cesena protagonisti della Liberazione

La strada che condusse fino alla Liberazione del 25 aprile, che in quasi tutta la Romagna arrivò diversi mesi prima (il 21 settembre a Rimini, il 20 ottobre a Cesena, il 9 novembre a Forlì e il 4 dicembre a Ravenna), è piena di sangue. Non solo quello degli eserciti che si fronteggiarono e dei partigiani, ma anche della popolazione civile. Sono tanti gli eccidi nazifascisti compiuti per semplice rappresaglia e per seminare terrore, che costarono la vita a centinaia di innocenti. Sull’appennino cesenate si consumarono le stragi più atroci.

La più celebre è probabilmente quella di Tavolicci, nel territorio comunale di Verghereto, dove il 22 luglio 1944 furono trucidati 64 civili, di cui 18 bambini e bambine d’età inferiore a 10 anni. Tre di loro non avevano ancora compiuto il primo anno d’età. Molte delle vittime morirono bruciate vive dentro una casona dove erano state rinchiuse, a cui venne dato fuoco.

Tre giorni dopo, per vendicarsi dell’uccisione di tre soldati tedeschi uccisi dai partigiani lungo la strada tra Santa Sofia e San Piero in Bagno, 26 uomini furono uccisi al Passo del Carnaio.

In pianura lo sterminio di massa più eclatante fu invece quello al ponte di Ruffio, il 18 agosto 1944. Un gruppo di 7 marinai, guidati dal maresciallo Giuseppe Poggiali, che erano di stanza a Cesenatico e volevano disertare per unirsi ai partigiani (a loro si erano poi aggiunte altre persone) fu intercettato a seguito di una delazione. Le squadracce fasciste cesenati li catturarono e ne fucilarono 8, mentre due riuscirono a scappare.

Nella notte tra il 3 e il 4 settembre 1944 furono sempre 8 le vittime di un’altra esecuzione capitale di gruppo fatta dalla Brigata Nera allo sferisterio accanto alla rocca dove erano stati imprigionati a seguito di rastrellamenti anti-partigiani.

Commenti

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui