Glasgow, un accordo a metà: Cina e India fanno frenare il mondo

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I due giganti Cina e India fanno sentire tutta la loro potenza davanti al mondo. E il risultato della Cop26 di Glasgow ha, alle spalle, la loro lunga ombra specie sul carbone e sui sussidi alle fonti fossili. Ma la nota positiva c’è: l’intero pianeta chiede di accelerare e di far davvero presto. I Paesi sono tutticoncordi nelvoler mantenere il riscaldamento globale superiore a un 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali. Un obiettivo che stringe ancor di più le maglie rispetto all’asticella dei 2°C che venne definita nell’Accordo di Parigi. Si punta, poi, alla decarbonizzazione: al 2030 bisognerà tagliare le emissioni di CO2 rispetto al 2010. Ma al 2050, però, bisognerà arrivare a zero. Entro il 2022 tutte le nazioni dovranno fare la revisione ai loro programmi di lotta alle emissioni. E lo zampino di Cina e India? Nei lunghi dibattiti della Cop26 una bozza aveva chiesto di eliminare, nel più breve tempo possibile, centrali a carbone e sussidi alle fonti fossili. Una delle guerre è stata qui, con i Paesi del Sudest asiatico che in questo braccio di ferro, alla fine, hanno avuto la meglio. Non si elimineranno, ma si potranno ridurre.

Rimane, però, sempre il solito problema: con quali soldi i Paesi più poveri potranno lavorare per decarbonizzare? L’Accordo di Parigi aveva previsto un fondo da 100 miliardi di dollari all’anno, ma manca l’attuazione, così come mancano le risorse per cercare di contenere i danni dovuti al cambio del clima. In Scozia il mondo delle diplomazie ha fatto vedere una parte dei nuovi equilibri internazionali dovuti, anche, all’ambiente e alla sostenibilità. Una nota che fa riflettere è l’accordo tra Usa e Cina di collaborazione alla crisi climatica: i due Paesi hanno deciso di firmare un atto (senza scadenza) per lavorare insieme sul cambiamento climatico, sulle rinnovabili e sull’economia circolare. Un accordo debole, quello di Glasgow, per molte organizzazioni ambientaliste. Ma è ben visto per aver tracciato una strada profonda con il rafforzamento degli obiettivi delle emissioni. E Greta Thumberg riassume così: «Bla, bla, bla. Il vero lavoro continua fuori da queste sale».

L’India

Il Sudest asiatico, dunque, ha dimostrato di dare il suo profondo peso all’Accordo. L’India, attraverso il suo ministro dell’Ambiente Bhupender Yadav, ha parlato di «uso responsabile» delle fonti fossili, bacchettando l’Onu dicendo che non è suo compito dare prescrizioni sulle fonti energetiche dei diversi Paesi. Ma nel frattempo, questa settimana, a Nuova Delhi le scuole restano chiuse perché l’aria è troppo inquinata. C’è così tanto smog nella città di 20 milioni di abitanti che non solo i bambini staranno a casa, ma anche i dipendenti pubblici, ai quali è stato chiesto il telelavoro. Ogni giorno diversi sono gli accessi al pronto soccorso per problemi respiratori.

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