Giulia D'Intino e "Come i granchi a primavera"

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«Noi siamo come i granchi a primavera, il loro viaggio è pieno di ostacoli e spesso l’ostacolo più grande è l’uomo. Sono indesiderati, guardati e giudicati, schiacciati». Giulia D’Intino, poetessa e scrittrice santarcangiolese, nel capitolo 5 svela con queste parole la scelta del titolo del suo romanzo Come i granchi a primavera che presenta oggi alle 17 a Santarcangelo, in biblioteca.

Docente molto attiva nel volontariato, sin dall’adolescenza ha scelto di mettere i suoi pensieri sulla carta e dopo tanta poesia, racconti in prosa e diversi premi, ora ha pubblicato il suo primo romanzo. Un esordio felice che si distingue per freschezza di scrittura e profondità di contenuti. Duecento pagine in cui pulsa la vita vera, la sua e in particolare l’esperienza come educatrice volontaria e istruttrice sportiva per la disabilità. Senza timore di svelare sentimenti, incertezze, frustrazioni.

Il libro, come si legge nella prefazione, «è stato scelto con cura due volte, la prima dagli editor, la seconda dai lettori, su booka-book, che lo hanno sostenuto preordinandolo, diventandone in questo modo editori morali». Un nuovo modo di fare editoria.

Giulia, dopo tanta poesia perché questo romanzo?

«Erano così forti le emozioni vissute con i ragazzi che sentivo il bisogno di metterle su carta. Adolescenti da educare allo sport che sono cresciuti pian piano. Ne è nata una storia incredibile che meritava di essere raccontata».

Come ha iniziato a scrivere il romanzo?

«Ho iniziato 5-6 anni fa. Poi l’ho lasciato da parte perché ho avuto altre priorità: mi sono sposata, ho avuto due figli, preso un’adolescente in affido, il lavoro. Arrivato il lookdown l’ho ripreso in mano. Stando in 5 in un appartamento microscopico ho sentito il bisogno di trovare uno spazio mio e questo spazio è tornato a essere quello della scrittura».

Visto che narra storie vere, che escamotage ha trovato per rappresentare i 20 ragazzi?

«Alcuni personaggi sono esattamente gli stessi, come Sara, la protagonista; ma 20 ragazzi erano tanti per cui ho fatto un mix. Sono tutte verità quelle che racconto».

In più parti nel libro appaiono dichiarazioni d’amore per la sua città.

«Ho con Santarcangelo un rapporto d’amore. E più cresco, più prendo consapevolezza di quanto sia fortunata a vivere in un paese così. Per me è una continua scoperta, anche a 36 anni».

Parliamo di poesia: che cos’è per lei?

«È un modo di raccontarmi, per scoprirmi, capirmi e, capendo me stessa, capisco meglio gli altri».

E Sara, come ha preso il libro?

«Lei è stata la prima a leggere la bozza, e se non le fosse piaciuto l’avrei messo via. Ha subito detto che dovevamo provarci ed essendo molto tecnologica mi ha dato una grossa mano. Alla presentazione sarà accanto a me».

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