Giugno 1922: nasce il primo campo da calcio a Cesena

Nel giugno di un secolo fa veniva inaugurato il primo campo da calcio a Cesena. Il 1922 fu del resto un anno importante per la diffusione dello sport in città. Ad aprile era stato aperto l’ippodromo del Savio (martedì scorso si è disputato il Gran premio del trotto del Centenario) che nel progetto iniziale prevedeva un campo da football all’interno della pista e un altro di allenamento all’esterno. Invece, per mancanza di fondi, il rettangolo di gioco non fu allestito, l’area fu destinata a terreno di coltura e addirittura la Società ippica cesenate, a fronte delle elevate spese di gestione, proporrà al Comune la concessione dello spazio per il nuovo mercato del bestiame.

Alla ricerca di un campo

I pionieri del calcio cesenate dovettero cercare nuovi siti da adibire a vero campo di calcio, abbandonando i primi occasionali terreni come erano stati lo sferisterio della Rocca, i campi dell’Oltresavio, e soprattutto la piazza d’armi, la cosiddetta “Barleda” nell’area golenale nei pressi di Martorano, dove oggi è collocata la caserma dei Vigili del fuoco. Alla Barleda si disputarono i primi derby cittadini tra la Us Giuseppe Mazzini e Us Renato Serra, ma quando quest’ultima nel 1922 si iscrisse al campionato Figc di 4ª Divisione dovette dotarsi di un regolare terreno da gioco. Il luogo prescelto fu nel Borgo Cavour, dove già alla fine del 1800 si era ipotizzato di costruire un ippodromo che, come noto, sorgerà altrove e sul posto fu eretto l’ospedale civico (l’attuale Istituto tecnico Pascal). La presenza del nosocomio non impedì, qualche anno più tardi, la collocazione dell’agognato campo sportivo sul terreno di proprietà della Congregazione di Carità, in quello che oggi è il piazzale Macrelli (di fronte all’Hotel Casali).

Il ground di via Oberdan

L’inaugurazione del nuovo campo, conosciuto come “Ground di viale Oberdan” (dal nome del tratto della via Emilia che consentiva l’accesso all’impianto), avvenne il 18 giugno 1922 «con consegna del gagliardetto, grandi corse ciclistiche dilettanti, match di foot-ball», come si leggeva nei manifesti pubblicitari affissi in città. Madrina della cerimonia fu Maria Fantini (la stessa che oggi dà il nome alla casa di riposo) figlia del mecenate Romeo Fantini. Per la cronaca la Serra fu battuta (1-3) dalla Libertas Rimini. Oltre al campo da calcio, l’impianto era dotato di pista in terra battuta e di buca per i salti e i lanci d’atletica leggera. I cronisti dell’epoca lo definivano un «civettuolo e pittoresco ground», dotato di tribunetta in legno scoperta «con tanto di posti riservati e sedie» e «spogliatoi ove ci pioveva dentro». Una staccionata separava il campo di gioco dal pubblico. Fu la casa della Renato Serra fino al 1928, quando il ristrutturato ippodromo del Savio si dotò finalmente di un campo da calcio. Negli anni ’50 la convivenza calcio-ippica si fece insostenibile e la prima ipotesi di costruzione del nuovo stadio comunale si orientò sul terreno del vecchio campo della Serra (all’epoca non c’era ancora il viadotto Kennedy), ma fu scartata in quanto la zona fu destinata ai nuovi plessi scolastici. La scelta ricadde a poca distanza nel nascente quartiere Fiorita. Ma questa è un’altra storia.

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