Giovanni Tassani e la necessaria digitalizzazione degli archivi

«Gli archivi: se li teniamo come sono, prenderanno polvere o verranno mangiati dai topi: digitalizzarli significa invece metterli a disposizione del mondo!»: lo storico e ricercatore Giovanni Tassani , ex assessore, saluta con entusiasmo la firma del protocollo d’intesa tra Comune di Forlì, Fondazione Ruffilli e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì per la valorizzazione degli Archivi forlivesi del Novecento. È ricchissima infatti la documentazione sul “secolo breve” conservata a Forlì negli archivi pubblici e privati aperti al pubblico.

«Oltre tutto, visto che si parla tanto di riscoprirla come città del Novecento – rincara Tassani, autore di numerosi saggi fra cui “Responsabilità e storia. I Paulucci di Calboli sulla scena del Novecento” –, i documenti unici degli archivi forlivesi permettono davvero di restituire a Forlì un profilo da protagonista della storia nazionale e internazionale».

Pensa a qualche specifico fondo?

«In realtà l’elenco è lunghissimo: negli ultimi trent’anni Forlì ha acquisito, in proprietà o in deposito, molti archivi e fondi di personalità e protagonisti del recente passato. Basti pensare all’unicum del Fondo Dreyfus-Paulucci nella Biblioteca Saffi, all’Archivio Paulucci di Calboli dell’Archivio di Stato, al Fondo archivistico e bibliotecario Antonio Beltramelli, all’Archivio Diego Fabbri, alla collezione d’arte di monsignor Terzo Natalini, archivista all’Archivio Segreto Vaticano, all’Archivio Walter Ronchi. Ma penso anche ai Fondi antichi del Fondo Piancastelli, che, ahimé, sempre meno studiosi consultano a causa dei noti problemi della struttura che li accoglie, il Palazzo del Merenda. Quindi è davvero opportuno questo protocollo che ci aiuta a non precipitare nel buio della memoria, avendo a disposizione un patrimonio simile».

Si tratta di un’alleanza fra diversi soggetti.

«Fra i quali devo citare la Fondazione Carisp e il suo vicepresidente, Gianfranco Brunelli, un amico e una personalità sensibile ai temi della cultura, e Domenico Guzzo, storico ed esperto di archiviazione digitale, persona chiave della partita. Ma siamo riusciti a convincere anche la Regione Emilia-Romagna, che sostiene il progetto con 40mila euro per cinque anni, mentre il costo totale dell’operazione sarà di 600mila euro».

Una parte di merito ce l’ha anche lei.

«È vero che al momento dello smantellamento della casa romana dei Paulucci sono riuscito a recuperare parte dell’archivio e della biblioteca, oltre 10mila volumi in varie lingue corrispondenti alle diverse missioni dei diplomatici della famiglia. E ho ottenuto inoltre che venissero donati al Comune due archivi significativi come quelli dei Paulucci di Calboli e dei Paulucci de Calboli Ginnasi: Gian Raniero e sua moglie Pellegrina Rosselli Del Turco furono uccisi dai fascisti negli eccidi del 1944, loro, come l’eroe della prima guerra Fulcieri Paulucci di Calboli e come Roberto Ruffilli (senatore ucciso dai terroristi nel 1988 a Forlì, ndr), morti per gli ideali novecenteschi di democrazia e per attaccamento alla patria».

Ed ecco il ruolo della Fondazione Ruffilli.

«Conservare, catalogare, studiare queste testimonianze non riguarda infatti solo il mestiere dello storico, ma la coscienza civile di una comunità, e permette di comprendere gli “andirivieni paralleli della causa e dell’effetto”, secondo la felice espressione di Marc Bloch, che devono essere messi al riparo da utilizzi strumentali».

Ma quali sono attualmente i fondi più significativi?

«Tutti contengono documenti che fanno luce su aspetti importanti della nostra storia: penso all’archivio di Armando Ravaglioli, datomi dai figli, o a quello di Walter Ronchi: 3mila lettere di Calvino e Testori, di Paolo Grassi e Strehler! I due fondi Calboli dal canto loro sono una colonna vertebrale della storia della città: contengono carte della Società delle Nazioni, dell’Istituto Luce, lettere di Giacomo Paulucci di Calboli a Mussolini, oppure il carteggio in cui descrive l’incontro in Manciuria con i fascisti dell’emigrazione russa. E il digitale è… la parola magica, che permetterà di emergere tanti dettagli della storia del Novecento e di Forlì».

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