Giovanni da Rimini torna a casa: la mostra

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Non ebbe «di Giotto il grido», anzi la fama fu «di colui oscura». Ma eccolo Giovanni da Rimini, cui possono ben calzare i versi danteschi dell’XI canto del Purgatorio, qui riferiti al confronto tra il grande fiorentino e il suo maestro Cimabue. Eccolo in tutta la sua luce, nella piccola ma già preziosa mostra L’oro di Giovanni. Il restauro della Croce di Mercatello e il Trecento Riminese che inaugurerà domani, sabato 18, a Palazzo Buonadrata (dove resterà visibile fino al 7 novembre), sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini che l’ha promossa insieme all’Istituto Superiore di Scienze Religiose Marvelli e Soroptimist Rimini.

È frutto dell’impegno appassionato dei curatori Daniele Benati e Alessandro Giovanardi, che firmano anche la curatela del catalogo.

Alla fama (il «grido») ingiustamente mancata sin dalle origini a colui che la moderna critica finalmente indica come capostipite della cosiddetta Scuola Riminese del Trecento, fa riferimento proprio Giovanardi nel suo saggio in catalogo. Dove segnala, a proposito dell’affiliazione dell’opera di Giovanni alla “scuola” giottesca, la «sovrana indipendenza e con una fedeltà altrettanto disinvolta alle proprie radici adriatiche e bizantine».

Zvanòn

E dunque eccolo Giovanni da Rimini, o per meglio dire Johannes, ma anche Zagnonus e cioè Giovannone, «traslitterazione latina del nostro Zvanòn»: un marchio di riminesità che vale come l’oro. Quell’oro di Giovanni che fa da sfondo alla croce dipinta proveniente dalla chiesa di San Francesco di Mercatello sul Metauro, opera datata 1309 (o 1314) che si segnala oltre che per gli elementi figurativi (come la marcata fisicità del Cristo in croce) per la minuziosa eleganza del tappeto che emerge dalla base dorata. Il nome Joh(annes) è inciso nella base della croce e ne fa l’unica opera datata e firmata dal maestro riminese.

Non è la prima volta

La croce di Mercatello è di nuovo a Rimini prima di tornare nella sua sede originaria, reduce dal restauro che l’ha riguardata in questi mesi. Venne a Rimini una prima volta 86 anni fa, nel 1935. Accadde per la mostra sul Trecento riminese curata dal grande critico d’arte Cesare Brandi. Non fece parte, dunque, della successiva mostra curata da Daniele Benati nel 1995. Nel nuovo allestimento, dialoga con altre tre opere di Giovanni da Rimini, in una sorta di “crocevia”, un magico cerchio entro cui sostare e farsi sommergere dalla delicatezza, dalla densità emozionale di una pittura ancora in grado di trasmettere aneliti di purificazione dall’umana sofferenza.

Croci a confronto

Faceva parte della “mitica” esposizione del ’35 anche la Crocifissione proveniente dalla Moretti Gallery di Londra databile 1305 circa, che tornando con questa mostra anch’essa a Rimini è posta in “dialogo” anche con la Croce Diotallevi proveniente dal Museo della Città di Rimini: con entrambe le iscrizioni in greco, indicano una ispirazione ancora filo-bizantina.

Il linguaggio è invece più sobrio, “moderno”, nella Crocifissione proveniente dalla chiesa di San Lorenzo a Talamello. Non era più stata esposta a Rimini dal 1995 e, già restaurata, è stata oggetto di un piccolo ritocco finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.

A completare l’esposizione, in un ambiente raccolto, adattato alle esigenze espositive e a cui si aggiungono le immagini video di Davide Montecchi e le fotografie di Gilberto Urbinati, anche la Testa di Cristo crocifisso, frammento di una croce perduta, eseguita da Giuliano da Rimini, fratello di Giovanni. E il più tardo Crocifisso Spina del Maestro di Montefiore, di proprietà della Fondazione e in deposito ai musei comunali.

Bentornato Giovanni

«Sei tornato dopo 86 anni di assenza e sul retro trovo ancora il “biglietto” del tuo ultimo viaggio a Rimini. Mi sono commosso: lo “acquistò” per te Cesare Brandi nel 1935 – ha scritto sulla sua pagina Facebook nei giorni scorsi Giovanardi, salutando l’arrivo della Croce di Mercatello –. Ben tornato Giovanni».

Ottantasei anni fa, però, l’opera era ancora attribuita a Giovanni Baronzio. Doppiamente ben tornato, allora, Giovanni da Rimini.

La mostra, a ingresso gratuito, sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10.30 alle 18.30. Sono previste anche visite guidate. www.artecultura-fondcarim.it

“Arte o scienza: quale arriva prima alle stelle?”

La collettiva “Orientarsi con le stelle”, a Rimini fino al 19 settembre, non smette di ispirare l’immaginazione e a dare spunti di riflessioni. Questa volta in occasione del finissage della mostra sarà possibile prendere parte al talk “Arte o scienza: quale arriva prima alle stelle?” che si terrà oggi, venerdì 17, dalle ore 17 alle 19.30, nella Sala degli Arazzi del Museo della Città di Rimini.

Il pittore e storico dell’arte Massimo Pulini e le curatrici Gigliola Foschi e Lucia Pezzulla dialogheranno con l’astrofisico e divulgatore scientifico Pierdomenico Memeo sul tema complesso e affascinante delle connessioni fra arte e scienza. Punto di partenza dell’incontro sarà il libro di Massimo Pulini “Il primo ritratto della luna”.

La serata ospiterà un intervento musicale del flautista Fabio Mina.

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