Il segreto, da mesi tenuto solo per sé, lo ha raccontato alla cameriera del bar dove ogni tanto si fermava per bere un cappuccino. Un’altra giovane donna che davanti allo squallore e alla brutalità di quello sfogo, ne ha parlato con la propria titolare; che a sua volta si è precipitata a raccontare tutto alla Polizia locale. È la genesi dell’ennesima vicenda di violenza sessuale, dove l’aggettivo aggravante questa volta non è riconducibile alla minore età della vittima, ma alla propria condizione di vita: è infatti affetta da una grave malattia genetica. Non cambia, invece, l’identikit del bruto. Anche questa volta, come spesso accade, purtroppo, il mostro è una persona vicina alla vittima (è amico della famiglia), che appare ancor più innocuo per via dell’età: quest’anno compie infatti 83 anni. E proprio giocando su questa situazione, carpendo la buona fede, l’ingenuità della giovane donna riconducibile proprio al tipo di patologia di cui è affetta, più volte l’ha invitata a casa sua. E qui, l’ha costretta a soggiacere ai propri desideri sessuali. Le indagini dei carabinieri della Tenenza di Cattolica, coordinate dal pubblico ministero Davide Ercolani, hanno portato la procura della Repubblica a notificare nei giorni scorsi al pensionato l’avviso di chiusura delle indagini. L’uomo, difeso di fiducia dall’avvocata Monica Cipriani, non ha battuto ciglio. Non ha chiesto di poter essere ascoltato o di poter presentare documentazione che lo discolpi. A breve sarà fissata l’udienza preliminare.
Giovane disabile stuprata dall'amico di famiglia