È la produzione di Leonardo, la serie Tv che ha debuttato martedì su Rai 1 con oltre 7 milioni di spettatori, una delle ultime soddisfazioni professionali di Marcello Marano, 29 anni ancora per qualche mese («ne compio 30 a luglio», precisa).
In forza alla casa di produzione Lux Vide, una delle più importanti case di produzione a livello europeo, ha lavorato sul set di “Leonardo” con un ruolo a metà tra il “data manager” e l’assistente alla post-produzione.
«Il mio lavoro – spiega – ha sempre avuto come obiettivo quello di portare una parte della post-produzione sul set, avvicinando due fasi produttive solitamente distanti». Oggi la sua è una figura professionale ormai consolidata sui set, ma non era così quando nel 2013 «una lungimirante organizzatrice» gli propose di rivestire sul set non solo il ruolo di data manager, la persona incaricata dell’archiviazione dei file registrati in giornata, ma anche il ruolo di digital imaging technician (Dit), che lavora a stretto contatto con il direttore della fotografia occupandosi delle prime fasi della colorazione, quella che poi andrà a definire, in post-produzione, la figura del colorist.
Il set era quello dei Manetti Bros per la serie Coliandro ed era una delle prime volte che si ricorreva al “lab near set”, un laboratorio vicino al set.
«Oggi è un po’ la normalità, ma all’epoca era una scelta innovativa. Il vantaggio era quello di anticipare al lavoro che avviene sul set, alcuni dei passaggi e facilitando il lavoro della post-produzione».
Per Leonardo, spiega, «avevo invece un ruolo a metà tra il data manager e l’assistente al montaggio, mi sono occupato delle cineprese e nella parte di gestione dei file ho curato una parte più artistica impostando una sorta di pre-colorazione che doveva aiutare il montatore a farsi un’idea di quello che avrebbe dovuto essere il risultato finale». Un lavoro che lo ha impegnato per circa un anno: «Ho cominciato a lavorare a ottobre 2019 e abbiamo concluso a settembre 2020, in mezzo c’è stata la pausa causata dalla pandemia che ha costretto anche noi a fermarci. Appena è stato possibile però, siamo stati i primi a riprendere».
La pandemia, racconta Marano, ha anche costretto a rivedere alcune delle scelte produttive, «Oltre all’organizzazione dei test sierologici e ai tamponi, abbiamo dovuto cancellare molte delle trasferte previste ad esempio a Milano e a Mantova. Molte scene sono state ricostruite in teatro e sono state girate molte più scene del previsto nel backlot (un’area adiacente a uno studio cinematografico, ndr), quello realizzato per la serie è uno dei backlot più grandi d’Europa».