Giotto raccontato da Alessandro Volpe con Alessandro Giovanardi

Un nuovo, inedito sguardo su Giotto e il suo eccelso magistero artistico, al centro del nuovo appuntamento delle Conversazioni d’arte in galleria, undicesima edizione de I maestri e il tempo, rassegna promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e curata da Alessandro Giovanardi.

Oggi alle 17.30 alla Galleria Buonadrata (Corso d’Augusto, 62, ingresso libero) Alessandro Volpe, docente di Storia dell’arte medievale dell’Università di Bologna, già autore dei volumi Giotto e i riminesi e di Giotto e il Trecento, catalogo della mostra milanese (2009), presenterà il suo ultimo libro Intorno alle cornici di Giotto (Campisano editore). Una monografia mai intentata fino a oggi sugli apparati concepiti da Giotto intorno alle immagini sacre nei suoi cicli di dipinti murali.

L’artista toscano, spiega Volpe, aveva scoperto una “maniera” per imitare gli oggetti del mondo come fossero immersi nel chiaroscuro di uno spazio ben determinato, ma gli sguardi dei suoi ammiratori potevano cadere nel pieno inganno della finzione pittorica solo di fronte alle architetture e alle sculture che incastonavano le storie sacre nella parete. Nessuno poteva credere nella presenza di una Crocifissione oltre il muro di una chiesa, ma si poteva essere facilmente illusi sull’esistenza delle strutture dipinte per incorniciarla. Per realizzarle, Giotto disegnava un progetto in relazione all’architettura, fingeva un’illuminazione proveniente dalle vere finestre e studiava la deformazione che ogni oggetto avrebbe avuto per chi l’osservava da terra. Così ebbe anche la possibilità di narrare l’attraversamento di queste voluminose cornici: il santo per uscirne e apparire nel mondo, il committente per fare il suo ingresso nello spazio della sacralità.

Uno studio che offre possibilità di vedere qualcosa di nuovo in dipinti altrimenti notissimi, dal problema autoriale, e comprende capitoli dedicati all’importante presenza di Giotto in Romagna, da “Le cornici abitate dei riminesi” a “Giotto a Ravenna”.

«Visioni non dirette ma laterali», per Alessandro Giovanardi. «Si tratta di guardare Giotto attraverso la costruzione prospettica delle sue cornici».

Cambio d’epoca e di prospettiva il 10 marzo con l’appuntamento successivo della rassegna, sempre dedicato a chi voglia contemplare con radicalità e ampiezza di sguardo la storia dell’arte, con il romanzo Come la bestia e il cacciatore. Proust e l’arte dei conoscitorì (Officina Libraria), presentato dall’autore, lo storico dell’arte ravennate Mauro Minardi. Alla vigilia del centenario della scomparsa, Minardi offre uno sguardo inedito sull’autore della Recherche. Che cosa accomuna fra loro Proust, Balzac, Sherlock Holmes e i protagonisti della nuova arte dell’attribuzione tra XIX e XX secolo come Morelli e Berenson? Proust emerge con le sue mille domande, compresa quella sulla critica d’arte rappresentata in quegli anni dalla carismatica personalità di Bernard Berenson: uno Swann più impegnato e acuto di quello letterario, che dello scrittore ha lasciato uno dei ritratti più forti e impietosi.

Chiuderà la rassegna il 31 marzo Simonetta Nicolini con Il gusto della miniatura in Italia, recentemente edito da Carocci. La studiosa santarcangiolese ripercorre in volume la fortuna critica della miniatura attraverso testimonianze letterarie e fonti artistiche, dal XIV al XVI secolo. Dal ruolo centrale svolto da Giorgio Vasari nell’ambito di una visione storiografica della miniatura, il discorso poi si estende ai vari percorsi della miniatura negli itinerari eruditi fino al Settecento, alle riproduzioni, ai cataloghi delle biblioteche, all’attenzione del mercato antiquario.

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