Giornata della Memoria: Laura Fontana e gli italiani ad Auschwitz

Gli Italiani ad Auschwitz (1943- 1945). Deportazioni, «Soluzione finale», lavoro forzato. Un mosaico di vittime, edito dal Museo statale di Auschwitz-Birkenau, libro della riminese Laura Fontana, è frutto di una lunga e approfondita ricerca che offre uno sguardo nuovo sulle vicende legate alla deportazione di italiani all’interno del campo di concentramento di Auschwitz.

L’autrice dal 1990 si occupa di storia della Shoah ed è responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi, nonché dell’Attività di educazione alla memoria del Comune di Rimini.

L’analisi e il racconto si sviluppano lungo quasi 500 pagine. All’inizio del volume troviamo una importante introduzione alle tematiche della Shoah, successivamente il libro si struttura in due sezioni.

La prima ripercorre per quadri sintetici il contesto italiano negli anni immediatamente precedenti l’8 settembre, quando Mussolini mise in atto una politica sempre più discriminatoria e persecutoria contro gli ebrei, e descrive le modalità di delazione e di cattura degli stessi, facilitata dall’aiuto zelante prestato dalle autorità repubblichine.

La seconda, per mezzo di numerose testimonianze e di una nuova documentazione, emersa da una attenta ricerca negli archivi italiani ed europei, offre uno sguardo ravvicinato alle varie esperienze all’interno del complesso concentrazionario.

Quella di Fontana sulla deportazione dei cittadini italiani è una pubblicazione monografica, uno studio denso e scrupoloso, durato ben cinque anni. L’autrice spesso dà voce ai deportati stessi e alle loro traumatizzanti storie, la lettura suscita perciò un forte coinvolgimento emotivo.

Lei stessa afferma: «L’enormità dei crimini e il numero delle vittime sono così sorprendenti che, paradossalmente, gli individui e i loro destini vanno perduti. Ecco perché ho deciso di ricreare quegli eventi tramite le loro parole. Il risultato è una storia polifonica, autentica e commovente».

Tra le persone descritte vi sono sia adulti che bambini, troviamo infatti: operaie del nord Italia punite con la deportazione nei campi di concentramento per aver partecipato a scioperi; medici italiani di origine ebraica; donne che hanno partorito all’interno del campo; donne sottoposte a esperimenti ginecologici e infine bambini di diverse età che miracolosamente sono riusciti a sopravvivere quasi un anno.

Secondo gli storici, i tedeschi deportarono ad Auschwitz 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni. Solo 25 di loro sono sopravvissuti. Un capitolo del libro è dedicato a raccontare l’incredibile storia di alcuni di loro che si salvarono. Tra i sopravvissuti troviamo le sorelle Tatiana e Andra Bucci, la cui fotografia compare sulla copertina della pubblicazione. Sergio, il cugino, in mezzo a loro, fu deportato da Birkenau al campo di Neungamme e sottoposto a esperimenti medici prima di essere ucciso.

Nato da una attenta ricerca, il volume di Fontana, come suggerisce Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Cdec, rappresenta un validissimo strumento utile a confutare e demolire quel meccanismo di semplificazione e di strumentalizzazione politica che da anni soffoca la storia di Auschwitz. Nonostante la scrupolosità con cui la varietà delle tematiche è stata trattata, l’autrice sottolinea che l’indagine non si può ancora considerare terminata e che rimangono ancora molte cose da scoprire e da raccontare.

Laura Fontana, “Gli Italiani ad Auschwitz (1943-1945). Deportazioni, «Soluzione finale», lavoro forzato. Un mosaico di vittime”, 2021, Museo statale di Auschwitz-Birkenau, pp. 478

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