Ginnastica artistica, l'abbraccio di Rimini a Thomas Grasso

Sport

È tornato nella sua Rimini, Thomas Grasso, accolto ieri dai fan come un reuccio. Mancava da 25 anni un ginnasta italiano in finale al volteggio ai Campionati del Mondo, e il romagnolo ha sopperito a tale assenza.

Ai Campionato del mondo di Kitakyushu in Giappone ha presentato due volteggi di gran qualità, e solo per qualche piccolo errore non è salito sul podio. «Se all’inizio dell’anno mi avessero detto che avrei fatto i Campionati del Mondo non ci avrei creduto – le parole di Thomas al ritorno - Ho subìto una frattura al piede che per mesi mi ha limitato nella preparazione».

Classe 2000 (compirà 21 anni l’8 novembre), figlio d’arte di Michela Carlini, ex ginnasta nazionale e attuale tecnico della Polisportiva Celle Rimini, Grasso ha gareggiato nel 2016 e 2017 anche nel Gymnastic Romagna Team. Allenato da Pietro Di Pumpo è sempre rimasto legato alla “sua” Celle, società in cui insegna pure. «Sono orgogliosa di Thomas che è pure mio “collega” in palestra – dice mamma Michela -, anche lui collabora come insegnante della femminile».

Superate emozione ed euforia, sente più gioia o rabbia per la medaglia mancata? «Fino a ieri c’era più gioia – risponde Thomas - oggi, nel rivedere i miei salti, mi rendo conto che bastava veramente poco, qualche piccolo errore c’è stato, poteva essere evitato, però va benissimo così. Il Mondiale mi ha molto gratificato per quanto sono riuscito a fare».

È un ginnasta che ha raggiunto il gotha allenandosi “a casa”: «Spero si accorgano che anche la Romagna può essere un punto di riferimento per la ginnastica; io non sono mai stato nel giro di Accademie Ginnastiche o del team Nazionale, mi sono sempre allenato nelle “retrovie” della mia società, tesserandomi con altri club solo per le gare a squadre. La mia finale ai Mondiali è la dimostrazione che, se il lavoro viene fatto bene, anche in un contesto più piccolo può portare frutti».

Quali differenze ha provato gareggiando nel campionato del mondo? «La gara in sé non è tanto diversa da altre – continua – ma è stata la mia prima gara sul podio, ovvero sulla superficie rialzata del campo gara (nelle gare internazionali gli attrezzi non sono messi a terra, ma sopra un podio di legno) cosa che modifica un po’ le spinte, più lente. Ma è stata una bella esperienza condivisa con ginnasti della nazionale italiana ben più esperti di me».

Una caratteristica del suo volteggio è il triplo avvitamento dopo una rondata e flic (movimento Yurchenko) più utilizzato nel settore femminile: «In Giappone siamo stati solo in due a presentare questo tipo di salto che ho sempre trovato più congeniale, più tecnico rispetto ad altri che necessitano di maggiore potenza».

Il prossimo passo è arrivare a tre avvitamenti e mezzo e inscrivere il suo nome: «Se non avessi avuto il problema al piede forse l’avrei potuto presentare in Giappone, è un salto che non rientra nel codice pertanto prenderebbe il mio nome».

E il prossimo passo? «Disfo la valigia e vado in palestra a salutare le ragazze: domenica saranno attese dalla seconda prova del campionato regionale a Cesena».

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