Gianna Nardi Spada, la pittrice dei vasi di fiori

Cultura

RAVENNA. La Romagna piange il professor Giordano Viroli scomparso prematuramente qualche giorno fa. Storico dell’arte, critico, saggista, docente all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e impegnato studioso del patrimonio artistico romagnolo. Sicuramente gli sarebbe piaciuto ricordare i 120 anni della nascita di Gianna Nardi Spada (Ravenna 1900 – Forlì 1979), perché a lui si deve la disponibilità degli elementi biografici e critici di questa pittrice, personalità di rilievo dell’arte romagnola del ’900, nota per i suoi vasi di fiori.
Viroli sintetizza questa predilezione monotematica: «Il suo cammino fu un processo-progresso nell’esaltazione del colore applicato al tema floreale», aggiungendo che «il suo problema era quello di giungere pittoricamente a un’interpretazione non banalmente illustrativa…», pubblicata sul pregevole volume “Pittura dell’Ottocento e del Novecento a Forlì” da lui curato per Alfa Editoriale nel 1997.
Maestra, Gianna Nardi Spada si iscrive all’Accademia di Belle Arti della sua città e si diploma a ventidue anni.
Durante la frequenza segue i corsi di Vittorio Guaccimanni, di Alfredo Protti e del geniale Giovanni Guerrini. Il talento polivalente di quest’ultimo la indirizza verso le ampie possibilità offerte dalle arti applicate. Nel 1929, assieme a Luigi Emiliani, designer e decoratore, apre a Faenza lo studio Emiliani-Nardi Spada dove si dedica alla progettazione di mobili, arredi, allestimenti fieristici, scenografie, bozzetti di monumenti, copertine, manifesti e tanto altro.
In parallelo inizia una intesa attività di pittrice partecipando al premio Bergamo del 1934 e quello di Cremona l’anno successivo. Nel 1936 lascia la società con Emiliani e si trasferisce a Forlì, decora la villa di Borgo della Sisa dello scrittore e giornalista Antonio Beltramelli, lavora per la Provincia di Forlì e nel 1942 si impiega quale disegnatrice tecnica per le Officine Aereonautiche Caproni di Predappio.
Nel 1945 Maceo Casadei, pittore già noto e stimato, fotografo e disegnatore per l’Istituto Nazionale Luce, riceve l’incarico dal comando polacco in Italia di documentare le distruzioni prodotte a Cassino e Montecassino. Il pittore forlivese coinvolge il suo allievo Gino Mandolesi e l’amica Gianna Nardi Spada. La frequentazione di Casadei la spinge a dipingere con maggiore impegno i suoi vasi di fiori e qualche interno più articolato.
Nel 1946 realizza per il numero di giugno l’elegante copertina de “La Piè” di Aldo Spallicci, mantiene un ruolo di protagonista della vita artistica di Forlì: apre la galleria d’arte “La Scaletta”, promuove mostre e premi, espone alla Quadriennale di Roma del 1955, alla Biennale di Venezia del 1956 e negli anni successivi partecipa a tanti eventi espositivi collettivi e personali, locali e nazionali.
Nel 1959 inizia l’insegnamento all’Istituto d’Arte a Forlì, da lei tenacemente voluto. Sempre forte è il legame con Maceo per il quale, negli anni ’60 redige le presentazioni delle personali forlivesi dell’artista. Quest’ultimo le dedicherà un nitido ritratto di profilo di gusto classico, di rara bellezza. Prima di lui, nel 1938, Bernardino Boifava, lo scultore residente a Forlì, autore dei monumenti ai caduti di Rimini e di Santarcangelo di Romagna, ne aveva realizzato il busto in gesso patinato. Entrambe le opere figurano fra quelle esposte nella mostra “Auto/Ritratti dal Novecento Forlivese”, curata da Orlando Piraccini e  Flora Fiorini a Palazzo Romagnoli nel 2017.

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