Gian Ruggero Manzoni e il 77 bolognese

Cultura

San Giovanni in Monte, il Dams, via Zamboni e via Delle Lame, le osterie, le droghe, la musica ascoltata a tutto volume: è questa la cornice entro cui si muovono i binari di “Il sacrificio dei pedoni”, l’ultimo libro di Gian Ruggero Manzoni, scrittore lughese, poeta, critico d’arte e artista con alle spalle oltre 40 pubblicazioni, la direzione di riviste importanti come “Origini” e “Ali”, e la partecipazione a numerosi premi letterari.

Nel suo ultimo lavoro l’autore sceglie la forma dell’autobiografia per raccontare l’atmosfera del ’77 bolognese, quando tanti giovani scelsero di aderire al Movimento che già animava la contestazione universitaria e portava il celebre Dams a divenire uno dei principali nuclei di azione.

Manzoni accompagna il lettore alla scoperta di anni che si rivelarono determinanti nel dare forma al futuro sociale, politico e culturale del Paese, anni complessi e ricchi di dinamiche che – rivalutate attraverso la lente del presente – appaiono in tutta la loro portata e complessità, tra grandi ideali e spinte estremistiche, voglia di avventura e derive ingenue, romanticismo e passione, teorie illusorie e aggressivo pragmatismo.

La narrazione offre poi la possibilità di conoscere “da vicino” Andrea Pazienza, Pier Vittorio Tondelli, Freak Antoni, Francesca Alinovi e altre figure centrali della controcultura giovanile, “compagni di strada” di Manzoni e personalità centrali per comprendere gli anni e gli sviluppi della contestazione.

Il protagonista-autore – detto “il Conte” – insieme all’inseparabile amico Maurone, durante la loro fuga lungo il suolo italiano, incontrano tanti compagni di lotta, abbracciando senza riserve quella vita controcorrente, tra rifugi di fortuna, amori libertini e lotte armate di coltello.

Lenta e inesorabile però, nell’animo di Manzoni si fa strada l’idea che diverse teorie e comportamenti propugnati dal Movimento si riducano sovente a formalismo, apparenza e “teatro”. L’appartenenza all’onda delle contestazioni mantiene comunque un valore, perché diventa emblema di un sacrificio necessario, dichiarato nel titolo stesso del libro: quello di tanti giovani che – pur uscendo politicamente e socialmente sconfitti dal grande movimento studentesco violento di quegli anni – riuscirono a guadagnarsi un posto significativo nel panorama dell’espressività artistica e creativa italiana.

Le riflessioni personali dello scrittore proseguono il loro corso fino a quel tragico 10 marzo quando lo scrittore e il fidato compagno, armati, vengono fermati da una squadra speciale del ministero dell’Interno e inizia per loro un’“odissea folle” e inaspettata.

Questo lavoro di Manzoni si rivela testimonianza di un’avventura durata decenni, di un obiettivo che animò e coinvolse tanti giovani, di un periodo lontano che diventa importante tassello per comprendere la storia del nostro Paese, passata e presente.

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